ALMARICO DI BÉNE
A cura
di Diego Fusaro
Almarico di Béne – diocesi di Chartres – fu professore di logica e di teologia a Parigi. Morì nel 1206 o nel 1207 e fu accusato, quand’era ancora in vita, di insegnare dottrine pericolose. La prima condanna ufficiale di cui sappiamo risale però al 1210. In quel momento, esisteva già un nutrito gruppo di “almariciani” (amauriciani), seguaci fedeli di Almarico, le cui dottrine vennero censurate dall’autorità ecclesiastica. Il problema nasceva da un’asserzione di Almarico, secondo quanto ci ricorda Enrico di Susa: Almarico “disse che Dio era tutto” (dixit quod Deus erat omnia), spiega Enrico di Susa. La formula era derivata da Scoto Eriugena, autore tornato in voga in quel periodo: Dio è l’esse omnium, a questo si riduceva tale formula, che poteva però essere intesa sia nel senso “causale” in cui la intendeva San Bernardo (Dio è causa di tutto), o nel ben più pericoloso – di marca panteistica – senso per cui l’essere di Dio coinciderebbe con quello di tutte le cose. Non sappiamo come effettivamente intendesse Almarico quell’asserto: quel che sappiamo è che egli fu accusato di intenderlo come Eriugena, risolvendo Dio nell’essere delle cose, in maniera pienamente panteistica. In effetti, alcuni suoi seguaci “almariciani” impressero una curvatura spiccatamente panteistica a quella posizione: così, Bernardo – allievo fedele di Almarico – poteva direttamente argomentare che tutto è uno, in quanto tutto ciò che è, è Dio. Ma simili posizioni, per quel che sappiamo, non sono presenti in Almarico. Pare tuttavia che egli abbia accettato la teoria di Eriugena delle “teofanie”: anche questo aspetto, comunque, non prova nulla, dato che non sappiamo quale effettivamente fosse l’interpretazione che Almarico ne dava.