Abraham bar Hiyya

 

A cura di Giada Coppola

 

 

 

 

 

Abraham bar Hiyya nato a Barcellona attorno al 1065 e morto verso il 1136 circa, ha avuto un ruolo molto importante per il pensiero filosofico ebraico medievale, infatti Abraham bar Hiyya fu il primo filosofo a scrivere e comporre le sue opere in lingua ebraica contribuendo a creare un linguaggio “tecnico” che prima di lui mancava ( cfr. Mauro Zonta, La Filosofia ebraica medievale. Storia e testi, Laterza Bari 2002 p.103) e fu il primo a diffondere non soltanto nel mondo ebraico ma anche in Europa le nozioni matematiche, aritmetiche, geometriche e astronomiche conosciute sino ad allora soltanto nel mondo islamico.

Abraham bar Hiyya scrisse dunque numerosi trattati scientifici: la Forma della terra (Surat ha-arez); il Computo di procedere degli astri; le Tavole del Principe (un trattato astronomico); il Libro dell'intercalazione. Accanto a questi trattati scientifici Abraham bar Hiyya ha composto opere di carattere morale come Il rotolo rivelatore (Megillat ha-megalleh); la Meditazione dell'anima dolente; ed inoltre il filosofo elaborò anche un compendio scientifico-filosofico intitolato Gli elementi di comprensione e la torre della fede.

È proprio nel trattato morale sull'anima che Abraham bar Hiyya affermerà che la conoscenza scientifica e filosofica non può essere trasmessa dai filosofi ma deve essere studiata attraverso la lettura della Torah, poiché secondo bar Hiyya i filosofi non hanno ricevuto il dono della Torah e le loro conoscenze sono state ereditate dagli antichi saggi di Israele (questa opinione sarà ben presente per tutto il medioevo e il rinascimento nella tradizione ebraica).

La rilettura di bar Hiyya della creazione è comunque influenzata dalle dottrine aristoteliche e neoplatoniche, infatti il filosofo sosterrà che Dio ha “fatto venire all'esistenza la forma nascosta che era in potenza” e “dalla luce del mondo superiore, che è forma pura proviene la forma che si lega alla materia pura ed eterna: la loro congiunzione produce i cieli. Viene poi la forma che si lega al mondo della materia bruta, densa e transitoria; dalla loro congiunzione nasce l'insieme del mondo sublunare, con i suoi elementi, le piante e gli animali. L'anima dell'uomo che nasce nel mondo delle forme pure deve dopo la permanenza nel corpo, risalire verso il mondo degli angeli, o più esattamente, verso uno dei mondi di luce” (cfr.  Colette Sirat La filosofia ebraica medievale secondo testi editi ed inediti, a cura di Bruno Chiesa, Paideia Brescia 1990 p. 132).

Come è evidente, l'influsso neoplatonico di Isaac ben Shelomoh Israeli, è ben radicato nel pensiero di Abraham bar Hiyya, ancora qui la dottrina dell'emanazione e la “metafisica della luce” sono strettamente connesse al rapporto tra Dio e creato e soprattutto tra Dio e anima dell'uomo.

 

INDIETRO