Con l'avvento del nazismo al potere, la
Chiesa protestante si adattava a convivere con esso, seguendo l'insegnamento
impartito da Lutero stesso, secondo cui il vero cristiano deve essere fedele al
potere temporale. Tuttavia, la vita e la personalità eroica di Dietrich
Bonhoeffer (1906-1945) testimoniarono l'assoluta incompatibilità fra il dettato
evangelico e il torbido e fosco paganesimo del regime hitleriano. Bonhoeffer fu
infatti tra i principali promotori della cosiddetta " Chiesa
confessante che rappresentò in Germania la resistenza cristiana al
nazismo e, coinvolto nel fallito attentato a Hitler compiuto dal gruppo di Von
Stauffenberg e Canaris, venne impiccato nel campo di concentramento di
Flossenburg. La meditazione teologica di Bonhoeffer appare intimamente coerente
con la sua vita in quanto, mentre s'innesta in modo conseguente sul filone
barthiano e sulla nozione dell'assoluta alterità di Dio, svolge un tema lasciato
da Barth in posizione secondaria: quello dell' impegno concreto
dell'uomo nella storia . In una situazione in cui tutto, nel mondo
moderno, porta l'uomo a non riconoscersi più nel messaggio cristiano, la
riflessione di Bonhoeffer muove dalla domanda su come sia ancora possibile
professare il Vangelo. Di qui il suo sforzo, da un lato, di accettare sino in
fondo l'autonomia dell'umana, la sua "maggiore età", cioè il retaggio della
cultura moderna dall'illuminismo in poi e, dall'altro, di prospettare la
possibilità di un cristianesimo "non religioso", che richieda di vivere il
Vangelo in un mondo totalmente secolarizzato e lontano da Dio. " Vivere in
nome di Dio e di fronte a Dio senza Dio " è la formula in cui si condensa
questo tentativo di accogliere senza mezzi termini le istanze dell'umanesimo
ateo e di scorgere la presenza di Dio non nella debolezza, ma nella pienezza e
nella forza dell'umano. Nelle sue opere (fra le quali le più note sono
certamente l' "Etica", il capolavoro incompiuto, e la densa raccolta di lettere
degli ultimi anni, pubblicata postuma nel 1951 dal titolo "Resistenza e resa")
tutto ruota intorno alla domanda di fondo: chi è Cristo oggi per noi, abitatori
di un mondo che ha imparato a fare a meno dell'ipotesi Dio poiché è finalmente
diventato "adulto? Oppure, detto in altri termini, come e perché volgerci ancora
a Dio, quando la nostra attuale condizione è di poterne fare a benissimo a meno?
Non vi è infatti alcun dubbio, per Bonhoeffer, che non vi sia più alcun bisogno
di un Dio "tappabuchi" cui l'uomo ricorra per darsi sicurezza nelle sue crisi e
nelle sue debolezze. " Io vorrei parlare di Dio non ai confini ma nel centro,
non nella debolezza ma nella forza, non nella morte e nella colpa ma nella vita
e nella bontà dell'uomo. Giunto ai limiti, mi pare meglio tacere e lasciare
irrisolto l'irrisolubile. La fede nella risurrezione non è la soluzione del
problema della morte. L'aldilà di Dio non è l'aldilà delle nostre possibilità di
conoscenza. La trascendenza della gnoseologia non ha nulla a che fare con la
trascendenza di Dio. Egli è al di là in mezzo alla nostra vita. La chiesa non
risiede là dove la capacità dell'uomo non ce la fa più, ai confini, ma in mezzo
al villaggio " ("Resistenza e resa", lettera 16.7 del 1944). Ora, questa
operazione che rassicura l'uomo nelle sue incertezze era propria della
religione, la quale, su questo piano, non ha più nulla da dire. E' dunque
necessario abbandonare la religione come via d'accesso a Dio; ma ciò non vuol
dire abbandonare la fede , che può essere davvero
ritrovata solo sganciandola dal suo rapporto religioso. Bonhoeffer procede così
ad una radicale distinzione tra religione e fede . Se la
religione aveva fatto leva sulla debolezza dell'uomo per convincerlo della
necessità dell'ipotesi Dio, la fede ricorderà invece che Gesù Cristo ci ha
chiamati alla vita e non ha inteso fondare una religione
(ipotesi radicalmente opposta a quella di Nietzsche, per cui la fede cristiana
ammazza la vita). Si tratta, insomma, di scoprire il nuovo (o il vero) volto di
Dio in un quadro di riferimento dove la rinuncia cosciente del "Deus ex
machina", che è un residuo pagano, conduce a vedere nella vicenda cristica la
presenza concreta e storica di un Dio che si è abbandonato al potere degli
uomini, salvandoli con la sua morte e con la sua sofferenza. E' dunque per
seguire l'esempio di Cristo che gli uomini hanno non solo il diritto ma il
dovere di assumere sino in fondo la loro umanità, di realizzare in pieno quella
vita che Cristo ha riscattato per loro con la morte: è per questo che un' etica cristiana non deve respingere la vita, ma affermarla ed
esserle fedele. E' questo il tema che percorre l' "Etica" di Bonhoeffer il
quale, nel rifiutare ogni forma di morale astratta e di legalismo etico, muove
(anche sulla scorta di un'operazione d'innesto del pensiero di Nietzsche sul
tronco del Vangelo) a richiamare l'uomo all'amore per la vita e alla
responsabilità che esso comporta. Nel suo amore per il mondo, Cristo lo
riconduce al Padre, ma proprio così ne fonda la libertà e la responsabilità,
chiamando l'uomo a un impegno che in ogni scelta
concreta riaffermi e rinforzi l'amore per tutta la realtà. L'uomo, dunque, non
può e non deve rifiutare le realtà "penultime" (o umane e naturali) in nome di
quelle "ultime" (o sovrannaturali) ma, pur con l'occhio rivolte alle seconde,
deve agire completamente all'interno delle prime. L'atteggiamento contrario non
è che un autoinganno o menzogna, poiché è falso promettere il regno di Dio
laddove non siano stati soddisfatti i bisogni primari dell'uomo, sia fisici sia
morali sia sociali, e non ci si sia impegnati fino in fondo per correggere le
storture del mondo. Compito dell'etica cristiana sarà allora non di distogliere
l'uomo da questo impegno, ma di ricordargli che soltanto esercitandolo egli
potrà aprirsi la strada verso la comprensione e la conquista delle realtà
"ultime"; ma, al tempo stesso, di rammentargli che il rischio dell'agire nella
storia sta nella permanente tentazione di farsi fine a se stesso, escludendo le
realtà ultime e affermando semplicemente l'ideologia dell'umanesimo ateo.
Insomma, per trovare Dio non è necessario espungere l'uomo, ma per trovar l'uomo
non bisogna espungere Dio: lo sforzo dell'etica di Bonhoeffer sta tutto nel
tentativo di affermare insieme Dio e l'uomo , e proprio
per questo essa può dirsi un' etica cristologica , il
che ne rende illegittime le ricorrenti letture in chiave unilateralmente mondana
e immanentistica.