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Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale ", pubblicata per la prima volta nel 1902 dall'editore Laterza di Bari e destinata ad una durevole fortuna editoriale, rappresenta il primo grande lavoro filosofico di Benedetto Croce, nonché il primo dei quattro volumi che costituiscono la "Filosofia dello spirito".
L'opera si compone di due ampie sezioni: la prima, dedicata all'esposizione teorica dell'estetica, intesa come scienza dell'intuizione pura, risulta in realtà un rifacimento, riveduto ed aggiornato, della memoria sulle "Tesi fondamentali di un'estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale", letta all'Accademia Pontaniana di Napoli nelle tre tornate del 18 febbraio, 18 marzo e 6 maggio del 1900. La seconda parte consiste invece in una storia dell'estetica, ossia in un'analisi delle diverse concezioni della conoscenza intuitiva e della filosofia dell'arte nel corso della storia della filosofia occidentale, a partire dalla negazione platonica dell'arte fino al saggio sul "Riso" di Bergson.
La concezione teorica sulla quale si fonda essenzialmente l'estetica crociana consiste nell'individuazione della conoscenza intuitiva (rappresentazione immediata) come primo grado dell'attività conoscitiva dello spirito, e dunque come momento "aurorale" dell'attività spirituale. Inoltre l'intuizione viene prioritariamente distinta da intelletto, percezione e sensazione, per essere piuttosto identificata con l'espressione. Quest'ultima non consiste infatti nell'atto estrinseco (ad esempio, il dipingere o lo stendere le mani su un pianoforte) che viene considerato un aspetto pratico dell'attività spirituale, ma coincide piuttosto con l'atto intuitivo, indipendentemente da ogni abilità tecnica: pertanto l'espressione risulta anch'essa primo momento dell'attività conoscitiva. In questo modo Croce rifiuta categoricamente ogni concezione dell'arte che allontani quest'ultima dalla sua vera natura, che è appunto quella di conoscenza intuitiva, e non può dunque essere intesa come imitazione del vero, né può essere legata ad alcuna concezione filosofica, né risulta in qualche modo connessa ad impulsi sessuali o fisici in generale. La critica stringente del Croce esclude progressivamente tutte le concezioni dell'arte in cui in qualche modo la forma risulti concepita separatamente dal suo contenuto, travolgendo con l'arma della critica ogni teorizzazione dei generi letterari, ritenuti per l'appunto il risultato di astratte catalogazioni.
E' proprio in questa prima parte dell' "Estetica" che Croce introduce per la prima volta in una sua opera di rilievo la sua proposta di "sistemazione" dell'attività dello spirito, articolata in attività conoscitiva, a sua volta suddivisa in intuizione (arte) e concetto (filosofia), e in attività pratica, distinta in volontà particolare (economia) e volontà universale (etica).
Nella sezione storica dell'opera, l'autore prosegue invece la sua requisitoria contro le concezioni dell'arte criticate nella prima parte, ricostruendo una storia dell'estetica orientata sull'esposizione di diverse dottrine e inserendo in tale percorso un senso di progressione che connette idealmente la sua opera a quella di Giambattista Vico e di Francesco De Sanctis, ritenuti entrambi suoi maestri e principali ispiratori.
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