DAVIDE DI DINANT

 

A cura di Paola Bernardini

 

 

 

Filosofo naturale e medico, morto intorno al 1208. Visse probabilmente per un periodo alla corte di Innocenzo III, come cappellano, ma più nota è la sua attività di magister a Parigi. Ci sono pervenuti solo alcuni frammenti delle sue opere, tra cui i Quaternuli o Tractatus naturalis e gli scritti di medicina De iuvamento anhelitus (inserito nel corpus di scritti di Galeno) e De anatomia venarum. La lettura dei suoi Quaternuli fu vietata nel 1210 e successivamente nel 1215, insieme a quella della Metafisica e delle opere naturali di Aristotele nell’Università, agli scritti di Amalrico di Bène e Maurizio Ispano. Dai riferimenti della Summa theologiae e del commento alle Sentenze di Tommaso d’Aquino e della Summa theologiae di Alberto Magno è possibile ricostruire alcuni elementi della dottrina di Davide: egli sosteneva che l’essere fosse costituito da tre indivisibili, sostrato di tutte le realtà: la materia, che dà origine ai corpi, la mente, che è il sostrato delle anime e Dio, da cui prendono origine le sostanze separate. Visto che per Davide l’essere è uno e trino, corpi, menti e Dio danno luogo ad un’identità: da ciò l’accusa di panteismo e materialismo formulata dall’autorità ecclesiastica, secondo la quale tale posizione implicherebbe che una concezione di Dio come identico alla materia prima, sostrato di tutte le cose.

 


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