JACQUES DERRIDA

A cura di Diego Fusaro



VITA E OPERE

Jacques Derrida è legato a un movimento filosofico, sviluppatosi soprattutto a partire dagli anni Settanta, noto come "decostruzionismo". Derrida è nato a El Biar, in Algeria, il 15 luglio 1930, da una famiglia di origine ebrea. "Maitre assistant" all'Ecole Normale di Parigi, e poi dal 1984 direttore di studi ali Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, Derrida ha sempre alternato la sua attività m Francia a periodi di insegnamento negli Stati Uniti, alla Johns Hopkins Umversity, a Yale (dove è nata un'importante scuola decostruzionista), alla Cornell University e a Irvine. Nel 1983 viene eletto direttore del College International de Philosophie. Muore a Parigi il 9 ottobre del 2004, a causa di un tumore. Tra le opere più importanti di Derrida ricordiamo: "Introduzione a 'L'origine della geometria' di Husserl" (1962), "La scrittura e la differenza" (1967), "Della grammatologia" (1967), "La voce e il fenomeno" (1967), "Margini della filosofìa" (1972), "La disseminazione"(1972), "Posizioni" (1972), "Glas" (1974), "La verità in pittura" (1978), "La carte postale. De Socrate à Freud et au delà" (1980), "Parages" (1986), "Psyché. Inventions de l'autre" (1987) "Limited Inc." (1988), "Dello spirito" (1988), "Donare il tempo. La moneta falsa" (1991) "Spettri di Marx" (1993), "Politiche dell'amicizia" (1994), "Addio a Emmanuel Lévinas" (1997). Un rilievo particolare va fatto sulla "scrittura" di Derrida, poiché essa è essenziale per il suo discorso filosofico. La produzione di questo pensatore (si calcola che sino a oggi consti di circa 70 libri e di uno sterminato numero di saggi, per la maggior parte tradotti m moltissime lingue) è quanto mai varia e veramente inusuale per un filosofo, spaziando m campi estremamente eterogenei e misurandosi allo stesso modo con testi filosofici e letterari (Hegel, Husserl, Heidegger, Nietzsche, Mallarmé, Blanchot, Baudelaire Celan ecc). Ancor più sorprendente è il carattere specificamente testuale di tali scritti, cioè la loro strutturazione e la loro "materialità". Derrida stesso, riferendosi ai rapporti di reciproco rimando intercorrente tra i suoi testi, parla di " strana geometria " o di "labirinto" (in "Posizioni"). Il loro carattere innovativo sfiora lo sperimentalismo in testi come "Envois", il cui carattere epistolare è indissociabile dal "contenuto", o "Tympan" (in "Margini della filosofia") e "Glas", la cui struttura interna non si presta ad una lettura tradizionale: essi si presentano infatti come un innesto di brani che generano un testo ibrido, "mostruoso", al punto che non si sa più qual è il testo principale e quale il commento o la nota. Una tale strutturazione interna ha lo scopo di mettere in discussione quella " linearità del significante " che costituisce uno degli assiomi principali dello strutturalismo e che risulta strettamente connessa alla scrittura alfabetica e alla concezione occidentale del tempo come successione di istanti-presenti. Derrida è anzi uno dei filosofi più attenti a forme di comunicazione multimediale, che coniugano cioè diversi mezzi espressivi e comunicativi (parola, immagine, accorgimenti tipografici), che si svolgono su più livelli e che sono inseparabili dal medium stesso. Una tale attenzione a cornei testi sono fatti è nel decostruzionismo un fatto fondamentale: esso incrina quella priorità dell'intelligibile sul sensibile che tradizionalmente si è espressa come secondarietà o addirittura inessenzialità dello scritturale e del materiale. Più che un certo voler-dire (senso, significato o contenuto) è infatti il come i testi funzionano e sono fatti il tema principale della decostruzione. Così, in La farmacia di Platone, egli mette in luce la contraddizione insita nello stesso pensiero di Platone: questi, infatti, da un lato condanna la scrittura, ma dall'altro lato definisce il pensiero come una forma di scrittura nell'anima.

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