JACQUES DERRIDA
A cura dello SWIF
SPECULARE SU FREUD
Speculare-su
"Freud" è la traduzione della seconda parte di un'opera apparsa nel 1980
(Parigi, Flammarion) con il titolo di La carte postale. De Freud à Socrate et
au-delà, di cui era già apparsa la traduzione italiana della terza parte (La
lettera rubata, Milano 1975) dedicata a Jacques Lacan e alla sua lettura di The
Purloined Letter, "La lettera rubata", il celeberrimo racconto di Edgar Allan
Poe. Altro riferimento, questa volta legato all'occasione accademica: Speculare
è la parte pubblicata di un seminario sull'argomento La vita la morte che
Derrida tenne nel 1975 all'École des Hautes Études di Parigi, dedicato
principalmente a Nietzsche ma allargato a Freud, a Heidegger, alla storia e
all'epistemologia delle moderne scienze della vita, durante il quale Derrida
intraprese un percorso in tre tempi e tre circoli, l'ultimo dei quali, appunto,
è quello disegnato attorno a Freud e al testo forse più difficile ed oscuro che
il padre della psicoanalisi ha lasciato in eredità: Al di là del principio di
piacere. Il testo su Freud occupa un posto importante sia nell'ampia produzione
del filosofo francese sia, più in generale, nella pratica testuale di un
incrocio tra filosofia e psicoanalisi. In Derrida i riferimenti alla
psicoanalisi sono innumerevoli e disseminati, tuttavia pare opportuno leggere
Speculare accanto a "Freud e la scena della scrittura", saggio contenuto in La
scrittura e la differenza, e a Mal d'archivio. Un'impressione freudiana, che
sono due momenti in cui Derrida assume Freud come "oggetto" di indagine e mette
in opera una sorta di riscrittura della psicoanalisi all'interno del discorso
della filosofia. Questa operazione è tutto meno che neutra; anzi, essa è un modo
per istituire delle "corrispondenze" (sia nel senso di missive, di invii,
addirittura di cartoline postali sia nel senso di relazioni logiche) tra due
grandi della nostra epoca che non si sono mai letti: Freud, appunto, e
Heidegger. Ma se Freud e Heidegger si sono ignorati, ci dice Derrida, noi non
possiamo non leggere l'uno assieme all'altro e cercare di articolare un discorso
che tenga conto degli apporti, separati ma talvolta sorprendentemente
convergenti, della psicoanalisi e di una certa filosofia. "Si ha qui una
corrispondenza fra due autori che, secondo le apparenze e i criteri comuni, non
si sono mai letti e tanto meno incontrati. Freud e Heidegger, Heidegger e Freud.
Ci muoviamo nello spazio circoscritto e orientato da questa corrispondenza
storica (…)" . Vicinanza e lontananza dell'uno rispetto all'altro (e viceversa)
come se entrambi, ciascuno a suo modo, avesse pensato quella che Derrida chiama
un'economia della morte, la legge che lega la vita e la morte. In questo senso,
"…l'analitica esistenziale del Da-sein è inseparabile da un'analisi
dell'al-lontanamento e della prossimità che non risulterebbe così estranea a
quella del fort:da" . Infatti Speculare è una lettura (ma anche una scrittura)
della scena in cui ha luogo il momento più denso della narrazione di Freud
nell'Al di là del principio di piacere: l'esempio del gioco del rocchetto in cui
il piccolo nipote, Ernst, si cimenta. Il gioco di avvicinamento e di
allontanamento, di fort/da, in cui la posta - ipotizza Freud - è il controllo
dell'angoscia prodotta dalla perdita dell'oggetto (il rocchetto che simbolizza
la madre), è un gioco che si raddoppia nell'osservazione e nella scrittura di
questa esperienza. Derrida mostra come le descrizioni di Freud, e il tentativo
di avanzare una tesi che possa spiegare come questo gioco sia in rapporto all'al
di là del principio di piacere, siano già scritte nella scena del rocchetto,
secondo un legame di supplementarità che unisce la descrizione del gioco e la
formulazione della tesi. Una scena è sempre inscritta nell'altra e viceversa, e
mai l'una è del tutto riducibile all'altra. In un passo-chiave della sua analisi
Derrida dice: "Ammettiamo che Freud scriva. Scrive di scrivere, descrive ciò che
descrive, il che è anche ciò che fa, fa ciò che descrive, ossia ciò che Ernst
fa: fort/da, con il suo rocchetto" . Se Ernst gioca al fort/da con il suo
rocchetto, lanciandolo al di là del lettino e facendolo sparire, per poi trarlo
a sé, facendolo ricomparire, Freud sembra fare altrettanto con la stesura de
L'al di là. Il che porta Derrida a enunciare una sorta di legge che regola il
rapporto tra il fort/da e la scrittura: "La scena del fort/da, quale che sia il
suo contenuto esemplare, sta già da sempre scrivendo, in rapporto differito, la
scena della propria descrizione. La scrittura di un fort/da è sempre un fort/da
(…)" . Qual è l'effetto sulla scrittura del testo, del movimento del fort/da che
è sempre un movimento che fa i conti, cioè che in definitiva "specula" con la
morte? In che cosa lo riconosciamo, seguendo Derrida? L'effetto è quella che
Derrida chiama l' "atesi", cioè l'impossibilità di avanzare, da parte di Freud.
"Avanzare" sia in senso di avanzare una tesi sul rapporto tra il principio di
piacere e la pulsione di morte (ricordiamo come il saggio prenda le mosse
proprio dall'esigenza di spiegare alcuni fenomeni di ripetizione di esperienze
traumatiche, il che avrebbe contraddetto il principio di piacere), sia, e
soprattutto, "avanzare" nel senso di procedere al di là, al di là del principio
di piacere, verso la morte e il suo principio. Ogni tentativo di procedere oltre
("facciamo ancora un passo…", "ein Schritt weiter", ripete Freud in
continuazione a ogni ripresa di capitolo) è uno scacco, fino alla paralisi, fino
alla necessità della ripetizione che lega ogni allontanamento a un
riavvicinamento. Movimento che lascia sul posto, per così dire, che non fa
avanzare di un passo la scrittura di Freud, secondo un "ritmo differenziale" che
mette in scena, nella scrittura, l'oscillazione tra la vita e la morte.
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