Così ha dichiarato nei giorni scorsi il vegliardo e arcobalenico presidente della civiltà del dollaro, Joe Biden: “mi sono ritirato per difendere la democrazia”. Come è noto, dopo un lungo ed estenuante tira e molla, Biden si è ritirato dalla corsa per la Casa Bianca, passando il testimone a Kamala Harris. Come interpretare la curiosa e per certi versi bizzarra affermazione del presidente Biden? A una prima analisi, potrebbe apparire l’ennesima gaffe, e non ce ne stupiremmo poi nemmeno troppo. Sarebbe anzi decisamente più lieve rispetto ad altre commesse nei mesi scorsi, come quando disse di essere la prima donna nera vicepresidente degli Stati Uniti d’America o come quando si rivolse al guitto Zelensky, attore Nato, chiamandolo presidente Putin. Se non vogliamo interpretarla come una gaffe, la frase di Biden suona a tutti gli effetti come un’ammissione di colpa: non ci sta forse suggerendo di essere egli stesso un pericolo per la democrazia e, dimettendosi, di voler porre rimedio a ciò? Che Biden sia un pericolo per la democrazia dovrebbe essere ampiamente noto, considerando le sue collaudate politiche di neoliberismo estremo e di imperialismo aggressivo; politiche che hanno reso la sua presidenza pessima sotto ogni riguardo, per certi versi la peggiore degli ultimi decenni. Non che con Kamala Harris le cose paiano destinate a cambiare poi molto, se si considera che ella ha pienamente rivendicato la propria continuità con Biden, elogiandolo a tutto tondo e di fatto sostenendo che, in caso di elezione, ella continuerà sulla stessa linea improntata al neoliberismo estremo, all’imperialismo aggressivo e all’ideologia woke dell’arcobaleno. Sia quel che sia, la frase di Biden ci pare decisamente più lucida rispetto a molte altre che ha pronunziato in questi mesi, poiché se non altro mette chiaramente in luce il fatto che egli è stato ed è un pericolo per la democrazia. Anche se a rigore, come non ci stanchiamo di sottolineare, quella degli Stati Uniti d’America non dovrebbe essere appellata democrazia, essendo invece una plutocrazia neoliberale a base imperialistica.
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