Riprendo qui alcune mie considerazioni in tema di legalizzazione delle droghe. È la cifra dell’odierna condizione paradossale in cui il diritto allo spinello, al sesso libero e all’irrisione dei valori tradizionali viene concepito come maggiormente emancipativo rispetto a ogni presa di posizione contro i crimini che il mercato non smette di perpetrare impunemente, contro gli stermini coloniali e contro le guerre che continuano a essere presentate ipocritamente come missioni di pace. La legalizzazione della droga diventa, per la sinistra serva del capitale, il non plus ultra dell’emancipazione possibile, in un oblio integrale dei diritti sociali e del lavoro. Il problema, per la sinistra, non è più il classismo, lo sfruttamento e il lavoro, ma sempre e solo i diritti civili, l’ecologia, le droghe leggere, i matrimoni omosessuali, il mantenimento rituale dell’antifascismo in assenza conclamata di fascismo. In una parola, il nemico non è mai l’integralismo dell’economia, con tutte le tragedie che esso produce (genocidi finanziari, lavoro flessibile e precario, disoccupazione, sfruttamento, ecc.): del resto, è da ormai almeno vent’anni che si è imposta un’oscena connivenza tra sinistra e capitale; un’oscena connivenza che – non ci stancheremo di ripeterlo – deve indurre ad abbandonare la sinistra al suo tragicomico destino e a ripartire dal marxiano “sogno di una cosa”. Con Marx e Gramsci sempre, giammai con le sinistre fucsia!


Citazioni

"Non so chi mi abbia messo al mondo, né che cosa sia il mondo, né che cosa io stesso. Sono in un'ignoranza spaventosa di tutto. Non so che cosa siano il mio corpo, i miei sensi, la mia anima e questa stessa parte di me che pensa quel che dico, che medita sopra di tutto e sopra se stessa, e non conosce sé meglio del resto. Vedo quegli spaventosi spazi dell'universo, che mi rinchiudono; e mi trovo confinato in un angolo di questa immensa distesa, senza sapere perché sono collocato qui piuttosto che altrove, né perché questo po' di tempo che mi è dato da vivere mi sia assegnato in questo momento piuttosto che in un altro di tutta l'eternità che mi ha preceduto e di tutta quella che mi seguirà. Da ogni parte vedo soltanto infiniti, che mi assorbono come un atomo e come un'ombra che dura un istante, e scompare poi per sempre. Tutto quel che so è che debbo presto morire; ma quel che ignoro di più è, appunto, questa stessa morte, che non posso evitare". (B. Pascal, "Pensieri")







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