Oggi è la festa della mamma. Non del “genitore 2″, come la criminale neolingua vorrebbe imporci di dire con la sua rieducazione di genere da nuovo regime. Ecco le magnifiche parole che nell'”Etica a Nicomaco” Aristotele dedicava alla figura della madre, ciò che rivela quanto abbiamo da imparare dagli antichi in quest’epoca di barbarie di “genitore 1”, “utero in affitto”, “gender studies”, ecc.:
“Le madri traggono piacere dal fatto di amare i figli […], continuano ad amarli anche senza essere ricambiate, e, qualora le due cose non siano entrambe possibili, sembra che loro basti sapere che essi stanno bene, e li amano anche se quelli, non conoscendo la propria madre, non le ricambiano affatto con l’amore che si conviene ad una madre”.
Abbiamo sempre da imparare dagli antichi. Non possiamo non ascoltare la loro voce. Significa perdere le nostre radici e, dunque, noi stessi.
Invece su “The New Yorker”, giornale per il pubblico progressista semicolto di gente di una Certa Kual Kultura, ci insegnano che solo il popolaccio xenofobo e populista può pensare che esistano la madre e il padre, concetti intrinsecamente omofobi e sessisti. Prosegue, grazie al clero intellettuale al servizio della classe dominante, il lavaggio del cervello per imporre il nuovo lifestyle postmoderno, postoborghese e postproletario alle plebi precarizzate e pauperizzate cui hanno tolto tutto, perfino la coscienza di classe e, recentemente, di genere.