A dieci giorni dalla manifestazione, dopo quelle a caldo fatte dal Comitato promotore, è bene svolgerne qualcuna a mente fredda.

Che la manifestazione sia stata un successo, è fuori discussione.
Le ragioni sono diverse, vorrei indicare, provando a farlo per ordine di importanza, quelle che a me appaiono evidenti.

ITALEXIT

La prima salta agli occhi. Essa ha incontrato e raccolto una domanda politica diffusa nel Paese, quella del no all’euro e all’Unione europea. Col passaggio dei 5 Stelle nel campo europeista (voto per la Von Der Layen), quindi l’affondamento del governo giallo-verde da parte di Salvini, milioni di cittadini si sono sentiti orfani, privati di rappresentanza. Ecco, nella manifestazione del 12 ottobre è confluita la parte più determinata e consapevole di questo popolo che ha voluto gridare “non ci stiamo, non molleremo la lotta per la sovranità nazionale!”. La conferma di quanto affermo veniva dalla composizione della manifestazione: la grandissima parte di coloro che vi hanno partecipato aveva riposto le proprie speranze sul governo giallo-verde, che avrebbe mantenuto la promessa di disobbedire ai poteri eurocratici e combatterli, quindi aperto la via all’uscita del Paese dalla gabbia in cui è recluso.

COME LA GRECIA NO

La seconda ragione del successo è nella proposta dei promotori. Non un piagnisteo rancoroso di sfiduciati, né un convegno per discettare sul che fare, ma una manifestazione di consapevole protesta. “Non faremo la fine del popolo greco!”. In una parola: Resistenza!

SINFONIA DI LIBERTÀ

La terza ragione del successo la possiamo dire così: Unità nella diversità. Si sono dimostrate corrette due mosse dei promotori. La prima: che a promuoverla fossero non gruppi o partiti, bensì centinaia di cittadini, diversi per funzione sociale e appartenenza politica e culturale, ma accomunati dal medesimo obbiettivo. La seconda, a conferma del carattere unitario: che fosse ammesso solo il tricolore e non, appunto, divisivi simboli di partiti o gruppi, per quanto essi si proclamino “sovranisti”. Chi ha partecipato alla manifestazione ha potuto toccare con mano questo afflato patriottico, quel sentirsi parte della medesima comunità politica.

LA STELLA POLARE

La quarta ragione. Si è rivelata giusta la scelta dei promotori nell’evitare che questo afflato patriottico fosse indeterminato, retorico e demagogico. Essi hanno posto come stella polare la difesa e l’attuazione della Costituzione del 1948 la quale, per la visione di Paese che contiene, non a caso è sotto attacco da decenni, sia da parte dei poteri forti mondialisti che dei loro alfieri italiani (di destra e di sinistra). Di qui la scelta simbolica di esporre, accanto alle tantissime bandiere tricolore, quella del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) che fu allora, pur con tutti i suoi limiti, artefice della riconquista dell’indipendenza nazionale e della fondazione della Repubblica, come pure sorgente della nostra Costituzione.

PATRIOTTISMO INTERNAZIONALISTA

La quinta ragione del successo. Azzeccata si è rivelata la decisione dei promotori di invitare alla manifestazione delegati ed esponenti di movimenti democratici di altri paesi europei. I loro interventi, anzitutto quello greco, sono stati raccolti con commozione e  solidarietà. L’anelito patriottico che saliva dalla piazza era tanto determinato quanto innervato da uno spirito di fratellanza con gli altri popoli. Fieri di essere italiani ma nessuna vanagloria o alterigia nazionalistica. Non vogliamo essere oppressi e non vogliamo opprimere nessun altro. Così si spiega non solo il rifiuto di quest’Unione oligarchica ma pure la richiesta di farla finita con la NATO e la richiesta di fare dell’Italia un Paese neutrale.

CONTARE SULLE PROPRIE FORZE

Non avremmo avuto il successo senza la necessaria dose di “follia”, la determinazione e lo sforzo formidabile del Comitato Promotore e di tutti i suoi membri. Due mesi e mezzo di attività frenetica. L’uso della rete si è dimostrato essenziale, ma lo è stato altrettanto il riunirsi con impeccabile regolarità per affrontare e decidere, passo dopo passo, criticità, problemi e ostacoli. Hanno contato la consolidata esperienza in fatto di organizzazione e logistica, la capacità tutta politica di aver trovato sempre un punto di sintesi malgrado le diverse voci e sensibilità nel Comitato promotore. Indispensabile è stato il contributo di alcuni degli intellettuali che figuravano tra i promotori, che hanno dato qualità e respiro all’impresa. E per quanto attiene alle rete, fondamentale è stato l’aiuto di ByoBlu e di altri blogger. Utili infine, non sembri un paradosso, sono risultate le accuse e financo le diffamazioni di alcuni esagitati impostori; la loro egotica e distruttiva malafede ha meglio messo in risalto la forza e la coerenza dei promotori.

Hanno scritto i promotori che col 12 ottobre inizia un nuovo cammino. Dove si vuole andare? Qual è l’orizzonte? Con chi e come procedere? Come organizzarsi?
Ma questa è già un’altra storia.





Citazioni

"La dialettica del pensato è, si può dire, la dialettica della morte; la dialettica del pensare, invece, la dialettica della vita. Infatti il presupposto fondamentale della prima è la realtà o verità tutta quanta ab aeterno determinata in guisa che non sia più concepibile una determinazione nuova, come determinazione attuale della realtà [...]. La dialettica, invece, del pensare non conosce un mondo che già sia, che sarebbe un pensato; non suppone una realtà al di là della conoscenza e di cui toccherebbe a questa d'impossessarsi, perché sa, come ha dimostrato Kant, che tutto ciò che si può pensare della realtà (il pensabile, i concetti dell'esperienza) presuppone l'atto stesso del pensare. E' in questo atto vede perciò la radice di tutto". (G. Gentile, "La riforma della dialettica hegeliana")







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