Dopo alcune esitazioni, ieri ho scelto di partecipare alla trasmissione “zona Bianca” su Rete 4. L’ho fatto ben sapendo che equivaleva a scendere in campo con la x rossa e la scritta “sparate”. Il pluralismo della trasmissione, inesistente, e i modi della conduzione, lievemente faziosi e con scarsa attitudine all’ascolto, hanno dimostrato ciò che già sapevamo: che la svolta autoritaria in atto è anche una svolta che coinvolge l’ordine del discorso. Non è più consentito pensare altrimenti rispetto al regime di verità prestabilito, quello che predica la pandemia infinita, la medicalizzazione integrale della società, il controllo totale degli individui e la rinunzia a ogni diritto e ogni libertà possibili in nome della salute pubblica e del nuovo modo di governare le cose e le persone. Dissentire equivale a essere equiparati a pericolosi facinorosi, nocivi per la salute pubblica. Il livello degli ospiti, bassissimo, rendeva aprioricamente impossibile ogni interlocuzione, ogni dialogo, ogni argomentazione. Mi resteranno impresse le gustose scene di un noto giornalista che urlava schiumante di rabbia come un belzebù, ovviamente senza aver capito nulla della questione biosecuritaria, e di un’altra ospite che, mentendo sapendo di mentire, diceva che non mi dissociavo dalla violenza di piazza. L’uscita dal lockdown cognitivo parte anche dalla sanificazione delle vostre case: liberatevi della televisione il prima possibile. Lieto tuttavia di esser riuscito a dire in quel luogo che l’infame tessera verde coincide con la discriminazione a norma di legge e trasforma chi non ne sia munito in cittadino di seconda classe, in portatore di una stella gialla virtuale. È bene che tutti lo sappiano, è bene che resti agli atti: ed è bene anche che ciascuno di noi si schieri dalla parte giusta, perché il tempo è galantuomo e la storia chiederà conto a tutti e a ciascuno delle proprie scelte.
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