Ci hanno insegnato a chiamare le cose in inglese, il latinorum della globalizzazione mercatista, la lingua dei padroni, che glorifica le cose più esecrabili: dobbiamo smetterla di parlare la lingua dei padroni e tornare a parlare la nostra lingua, è il primo gesto per contestare l’esistente. Occorre ricostruire una grammatica dei dominati in vista della loro emancipazione. Per questo, occorre pensare e parlare altrimenti. Non spending review, ma tagli neoliberali. Non globalisation, ma glebalizzazione. Non austerity, ma austerità repressiva neopadronale. Infine, non green pass, ma infame tessera verde della discriminazione.
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