Ovviamente, l’Ucraina ha vinto l’Eurovision, come da copione. Ci saremmo stupiti se ciò non fosse accaduto. Nessun dubbio, del resto, sul fatto che la società dello spettacolo sia un grande palcoscenico sul quale i rapporti di forza si esibiscono e si mutano appunto in spettacolo teso a colonizzare l’immaginario. Nulla è cambiato, se non in peggio, rispetto a quando Debord scriveva che lo spettacolo è un rapporto di forza mediato e giustificato da immagini. È una “enorme positività indi­scutibile e inaccessibile”, incardinato sull’”accettazione passiva” e sul “monopolio di ciò che appare”. In questo caso, lo spettacolo serve a rinsaldare il consenso di massa verso l’Ucraina e quindi verso l’imperialismo statunitense che attualmente sta dietro all’Ucraina stessa usata a mo’ di “bastone” contro la Russia. Un potentissimo fattore ideologico, dunque, che usa lo spettacolo per manipolare le masse tecnonarcotizzate e tele dipendenti. Le quali davvero sono persuase della fumettistica e caricaturale narrazione manichea per cui, da un lato, vi è la perfida Russia di Putin, colpevole di ogni cosa, e dall’altro sta la civiltà del bene, il regno di Dio, la civiltà del dollaro. La guerra che quest’ultima fa è ogni volta una santa missione di pace, volta a far trionfare il bene sul pianeta terra. Qualcuno disse che l’occidente è l’impero delle bugie: non aveva affatto torto.

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Di admin