Tutte le tragedie greche si fondano sul dispositivo per cui la tracotanza, spesso il delirio di onnipotenza, cagionano la rovinosa fine dell’essere umano. Non fa eccezione l'”Eracle” euripideo. Nemica di Eracle, la dea Era invia Iris, foriera di sventura, e Lissa, la personificazione dell’ira, con uno scopo: fare sì che il tracotante Eracle impazzisca e alla fine uccida le sue stesse creature. Riportare al centro il senso del limite, far prevalere il logos e il dia-logos, l’armonia e il rispetto è uno dei compiti fondamentali del pensiero critico così come ci viene trasmesso in eredità dai greci. Così leggiamo nel Coro:
“Tuo non sarà ciò ch’io guadagnai con molta fatica del mio braccio e assai travaglio. Vattene donde sei venuto, e lí insolentisci. Ma sin ch’io son vivo, tu non ucciderai d’Ercole i figli: l’eroe che li lasciò, non è nascosto tanto profondo, no, sotto la terra. Ché tu, ch’ài la città tratta a rovina, or la governi”.