Ho recentemente visto un video in cui si sosteneva candidamente che l’aborto dovrebbe essere messo fuori legge e che anzi, finché ancora vi è la legge che lo prevede, dovrebbe essere fatto pagare alle donne che lo effettuano. Un video volgare e aggressivo nei toni e nei contenuti, quanto di peggio offra la nostra epoca di acque basse. Io personalmente Ritengo che l’aborto sia un dramma, solo in rarissimi casi una scelta a cuor leggero fatta da persone che non vogliono assumersi la responsabilità del loro contegno (su quest’ultimo aspetto Pasolini ha svolto ad oggi le considerazioni più lucide) . La massima parte dei casi riguarda donne violentate, stuprate, in difficoltà, che comunque debbono affrontare una scelta dolorosa e niente affatto leggera. La vera lotta contro l’aborto avviene nella cultura, educando fin dalla giovane età alla vita e al suo rispetto, come dovrebbe fare una scuola degna di questo nome. Chi pensa di risolvere la questione dell’aborto mettendolo fuori legge, sbaglia di grosso: i dati ci rivelano che anche con l’aborto fuorilegge le donne continuano egualmente ad abortire, se manca la cultura della vita. Con una differenza sociale non trascurabile, tuttavia: le donne ricche abortiscono agevolmente in cliniche private in ogni angolo del mondo; le donne povere invece muoiono, come un tempo accadeva, in operazioni svolte clandestinamente. Si veda la situazione prima dell’introduzione in Italia della legge sull’aborto. Qui subentra dunque la questione sociale, quella di cui i critici spietati dell’aborto sembrano non tenere adeguatamente conto. Per loro conta solo la furia del dileguare del principio astratto, sono totalmente analoghi ai giacobini che pure dicono di voler combattere. E qui il rovesciarsi dialettico reciproco della fede nell’illuminismo, così come lo ha descritto Hegel nella “Fenomenologia dello Spirito”, può essere euristicamente fecondo. Valeant principia, pereat mundus. Sembra anzi che dal loro punto di vista vi siano torme di donne che non vedono l’ora di rimanere gravide per poi uccidere il feto che recano in grembo. Per svolgere un pacato dialogo su questi temi importanti e niente affatto scontati negli esiti e nei presupposti occorre però, a propria volta, educazione al dialogo e alla filosofia, perché anche per il pensare ci vuole educazione e mestiere, come ce ne vuole per fare una scarpa (l’esempio è offerto da Hegel nella Enciclopedia delle Scienze filosofiche). La verità è che la legge sull’aborto così come è in Italia non potrebbe essere migliore. La si dovrebbe però affiancare con una giusta cultura della vita, a partire naturalmente dalla scuola. Farlo vorrebbe dire entrare in rotta di collisione con il nulla e con l’aria di morte che si respira nell’occidente in balia del nichilismo.

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Di admin