Anche in ciò risiede il paradosso della società che si dice “multiculturale” e che, invero, si fonda sul monoculturalismo idolatrico del mercato: essa chiede a ogni religione della trascendenza di cancellare o occultare i propri simboli, dal Crocifisso al velo islamico, di modo che lo spazio della vita pubblica sia occupato dai soli simboli consentiti dalla religione del libero mercato, ossia dalle icone pubblicitarie e dalle marche delle merci. Da una diversa prospettiva, l’ordine del discorso della società dello spettacolo impone la clandestinità dei simboli religiosi e, con movimento simmetrico, satura ogni spazio del reale con simboli della religione della merce: sicché è possibile ed è, anzi, promosso l’atto di ostentazione delle inclinazioni sessuali e dei capi d’abbigliamento firmati, ma è richiesto l’occultamento, con il massimo pudore, dei simboli della religione della trascendenza, percepiti come intrinsecamente offensivi e inappropriati.

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