“Le armi italiane salvano vite”. Sembra un’affermazione tratta da 1984 di George Orwell. E invece si tratta del titolo comparso in prima pagina a caratteri cubitali il 14 maggio 2023 su “La Repubblica”, rotocalco turbomondialista, voce del padronato cosmopolitico e del nuovo ordine liberalglobalista. Leggendo oltre il titolo, si scopre che si tratta di una citazione del guitto Zelensky, attore Nato, prodotto in vitro di Washington se non di Hollywood. Il quale naturalmente per i rotocalchi aziendali italiani è l’eroe, il vate, il paladino della libertà, colui per il quale occorre essere pronti a sacrificare tutto e tutti. Il titolo suona sinistramente orwelliano, e potrebbe fare idealmente sistema con le più note affermazioni di 1984, come “la pace è guerra”, “la libertà è schiavitù”. Continua in effetti senza posa la demenziale narrazione egemonica secondo cui mandare armi all’Ucraina significa propiziare la pace. Una narrazione demenziale non meno di quella che dicesse che occorre somministrare zucchero al paziente per sconfiggere il diabete. O che la benzina serve per spegnere gli incendi. Peraltro non si deve mai dimenticare che l’articolo 11 della nostra Costituzione ripudia la guerra anche come strumento atto a dirimere le controversie internazionali, come appunto è il caso dell’invio di armi all’Ucraina.
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