E adesso apprendiamo che il pensiero unico, oltre che politicamente corretto, è anche numericamente corretto. Si sta molto discutendo infatti in questi giorni della surreale decisione di ritirare il numero 88, rendendo impossibile il suo utilizzo sulle magliette calcistiche. Qual è il motivo di questa improvvisa damnatio di quello che a tutta prima sembrerebbe essere un numero come gli altri, scevro di colpe e di responsabilità? Ebbene, la polizia del pensiero e gli armigeri della forma mentis egemonica hanno scoperto che l’88 può essere inteso come un obliquo rinvio al nazismo, che quel numero aveva valorizzato per ragioni ideologiche. Dunque la soluzione proposta dalla polizia del pensiero è di ritirare completamente dalla circolazione il numero stesso, come se esso dovesse necessariamente essere abbinato alla follia nazista. A proposito di follia, il pensiero unico politicamente e numericamente corretto sembra anch’esso non esserne sprovvisto. A furia di cancellare il passato e di rimuovere a discrezione tutto ciò che appaia disorganico rispetto alle logiche del presente, presto non sarà più possibile letteralmente dire e pensare nulla, giacché tutto sarà stato vietato e additato come psicoreato. E così apparirà chiaro come il pensiero unico in realtà sia un non pensiero, dacché si fonda sulla neutralizzazione di ogni pensiero possibile affinché prevalga l’unico modo di pensare legittimo, che dunque non è più un modo di pensare ma è un’imposizione voluta dall’ordine dominante. Insomma, l’epoca che si celebra e si autorappresenta come il trionfo della libertà finisce per essere quella che ha demolito la libertà stessa di pensare. Il tutto naturalmente in nome della libertà e della lotta contro la discriminazione.
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