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CURIOSITÀ SUI FILOSOFI

“Come potrei confondermi con coloro ai quali viene oggi prestato ascolto? Solo il dopodomani mi appartiene. C’è chi nasce postumo” (F. Nietzsche, L’Anticristo)


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In questa sezione del sito troverete una serie di curiosità e di aneddoti sulla vita e sulle opere dei filosofi: spesso, si tratta di vero e proprio “gossip filosofico” – se mi consentite quest’etichetta –, ma talvolta può aiutare a capire come grandi opere siano nate in circostanze piuttosto modeste e, soprattutto, come i filosofi, troppo spesso rappresentati nei cieli della teoria, imperturbabili e lontani mille miglia dalla terra, siano invece in tutto e per tutto uomini fra gli uomini: i difetti non sono minori delle loro qualità, i loro comportamenti a volte sono tutto fuorché razionali, la loro vita è spesso molto più mondana della loro filosofia.



La vita e la ricerca di Cartesio sono stati influenzati da un evento tragico, che ha segnato per sempre la vita del filosofo. Nel 1635, nacque a Deventer, in Olanda, Francine, figlia del filosofo e di Helena Jans Van der Strom. Francine è la sola figlia nota di Cartesio. La nascita della figlia avrebbe influenzato Cartesio, spingendolo a concentrare le sue ricerche sulla biologia, sulla fisica dei corpi e sull’anatomia. L’anno successivo alla nascita della figlia Cartesio pubblica la sua opera più famosa, il “Discorso sul metodo”, prefazione di tre saggi scientifici, “La diottrica”, “Le meteore” e “La geometria”. Al cuore della teoria di Cartesio, vi è la divisione tra “res extensa”, la parte corporea e materiale degli esseri viventi, e la “res cogitans”, propria solo all’uomo. Per questo, per Cartesio, gli animali, essendo privi di anima, erano simili alle macchine: puri ingranaggi in moto. La morte di Francine, colpita dalla scarlattina all’età di 5 anni, lasciò i genitori in preda alla disperazione. Secondo Adrien Baillet, suo appassionato biografo, Cartesio “pianse per lei con una tenerezza che gli fece sentire che la vera filosofia non soffoca il naturale. Ha protestato che lei gli aveva lasciato con la sua morte il più grande rimpianto che avesse mai provato in vita sua”. Sul lutto di Cartesio per la morte della figlia circola una leggenda, probabilmente inventata dai nemici del filosofo per screditarlo. Si narra che Cartesio si fosse fatto costruire una statua meccanizzata a grandezza naturale che riproducesse con grande fedeltà l’aspetto di Francine. Il filosofo, inconsolabile, avrebbe voluto dotare questa sorta di “bambola meccanica” di ingranaggi e meccanismi tali da renderle possibile muoversi. Cartesio avrebbe portato con sé questa “reliquia” della figlia per il resto dei suoi giorni in ogni suo spostamento. Rinata e resa immortale come macchina, Francine sarebbe stata ancora “viva”, vicina al padre; grazie alle scoperte della scienza, Cartesio avrebbe cullato l’illusione di sconfiggere la morte, evitando il tragico dolore del lutto per la perdita della figlioletta.

La leggenda vuole che l’antico Empedocle si sia gettato nell’Etna per dimostrare la propria immortalità e che, gettatosi, l’Etna abbia risputato fuori i suoi calzari.

Nel 1932, Ernst Bloch e Walter Benjamin si offrono volontari per esperimenti sull’haschisch con esiti davvero divertenti: Benjamin crede di partecipare ad un colloquio tra Petrarca e Dante e si mette a parlare in italiano; Bloch invece pensa di essere Rasputin.

Aristotele, quando se ne andò dall’Accademia platonica, pronunciò la celebre frase (che a noi è giunta nella sua forma latinizzata) “amicus Plato, sed magis amica veritas”, frase con cui faceva garbatamente capire di preferire la verità all’amicizia del maestro Platone.

Il re del “gossip filosofico” dell’antichità, Diogene Laerzio, racconta (“Vite dei filosofi”, VIII, 36) che Senofane, vedendo un giorno un cane che veniva bastonato, intervenne presso il padrone dicendo: “Cessa, non percuoterlo, poiché d’un uomo, un amico, riconobbi l’anima all’udir le grida”.

Comte creò una vera e propria “Chiesa della Scienza”, coi suoi Santi (i principali scienziati della storia) e coi suoi riti…

Heidegger resterà sempre attaccato in maniera quasi maniacale alla sua terra d’origine, a tal punto che quando gli sarà offerto il prestigioso incarico (per ben due volte) di docente a Berlino, sulla cattedra che fu di Hegel, egli rifiuterà risolutamente per ben due volte. Nello scritto “Perché restiamo in provincia?” (1933), immagina addirittura che i suoi compaesani, da lui interrogati sull’opportunità di andare a Berlino a insegnare, lo invitino, rispondendo col loro silenzio, a restare tra loro, in quella minuscola città che era Friburgo.

Democrito ammetteva l’esistenza di atomi dalla forma uncinata: ma Lattanzio notò che è contraddittoria l’ammissione di atomi uncinati, giacché “sarà possibile tagliarli e dividerli: poiché, in tal caso, sporgeranno inevitabilmente uncini e angoli, che potranno essere staccati” (“De ira Dei”, 10, 5) e dunque, in quanto divisibili, non saranno atomi.

A proposito di Talete, Platone racconta (“Teeteto”, 174 a) che, mentre camminava con lo sguardo rivolto verso l’alto per contemplare le realtà celesti, cadde in un pozzo e che fu deriso da una serva trace.

Leibniz scrive che il Dio di Spinoza è un altro Dio rispetto al nostro.

Accusato di tramare con la corte di Bisanzio contro il dominio di Teodorico in Italia, Boezio è incarcerato a Pavia, dove scrive l’opera che consegna il suo nome a fama imperitura: il “De consolatione philosophiae”.

Plotino voleva costruire, in Campania, una vera e propria “città dei filosofi”, chiamandola “Platonopoli”.

Contro un tale che sosteneva che non esistesse il movimento, Diogene di Sinope argomentò in maniera singolare: si alzò e si mise a camminare.

Ernst Bloch, quando in un’intervista sulla filosofia gli chiesero di stringere e di ridurre i tempi di esposizione, fece notare che era stato inventato il quick-caffè, ma non ancora la quick-filosofia.

Costretto ad abiurare dal Sant’Uffizio, ad ammettere la falsità delle sue teorie e a riconoscere la validità del sistema geocentrico tolemaico, Galileo, uscito dal tribunale, pare abbia mormorato, riferendosi alla terra: “eppur si muove!”.

Adorno diede preziosi suggerimenti a Thomas Mann per le parti di argomento musicale del suo “Doctor Faustus”.

Prima di dedicarsi alla filosofia, Jaspers si occupò di psicologia.

Pare che fosse prassi diffusa, presso i Cinici, quella di masturbarsi pubblicamente nell’agorà cittadina.

Nelle sue “Lezioni sulla filosofia della storia”, Hegel sostiene che la storia è il banco del macellaio su cui vengono fatte a pezzi le speranze, i sogni, le aspettative dei popoli e degli uomini.

Nel periodo della sua attività di giornalista presso la “Gazzetta Renana”, Marx scrive significativamente che le idee, più che cadere dal cielo della teoria, sono simili ai funghi che nascono dalla terra.

Alessandro Magno, per farsi beffe di Diogene che veniva chiamato il cinico, gli mandò un vassoio pieno di ossi e lui lo accettò e gli mandò a dire causticamente: “Degno di un cane il cibo, ma non degno di re il regalo”.

Kant era ghiottissimo di formaggio. In età avanzata, il suo medico gli aveva consigliato di evitare di mangiarne troppo e, per questa ragione, il maggiordomo di Kant gli teneva nascosto il formaggio: il risultato fu che Kant licenziò il maggiordomo!

È stato tramandato che una volta, a teatro, un giovane si vantava di essere sapiente perchè conosceva molti sapienti. E Democrito replicò: “anch’io conosco molti ricchi, il che, però, non mi ha reso più ricco”.

Bruno Bauer e Karl Marx trascorsero l’estate del 1841 a Bonn, andando a sghignazzare in chiesa, ubriacandosi di continuo e cavalcando un asino.

A Diogene scappò via l’unico schiavo, di nome Mane, ed egli non ritenne cosa così importante riportarlo indietro, mentre gli veniva indicato: “è vergognoso” disse “che Mane possa vivere senza Diogene, e Diogene non possa vivere senza Mane!”.

Locke, prima di intraprendere la strada della filosofia, prese quella della medicina, ma con risultati poco convincenti: infatti, quando operò il nonno del filosofo Shaftesbury non ricucì bene la ferita, cosicché il paziente restò con la ferita aperta…

Aristotele, nelle sue indagini naturali, scoprì che gli organi sessuali del polipo erano situati nella testa.

Nel suo libro “L’intruso”, Jean-Luc Nancy fa riferimento all’intervento chirurgico con cui gli fu trapiantato il cuore (l’intruso a cui allude il titolo) di una donna deceduta.

Lo stoico Epitteto in origine fu uno schiavo.

La gioventù di Agostino di Ippona fu all’insegna della dissolutezza, a tal punto che egli avrebe pronunciato la famosa frase “Signore, rendimi casto; ma non ora!”.

Nel corso della sua vita,oltre che filosofo, Wittgenstein fu maestro di scuola elementare e giardiniere in un convento di suore.

L’antico Varrone disse che non c’era nulla di tanto assurdo da non essere già stato detto da qualche filosofo!

Merleau-Ponty accusò Sartre di “ultrabolscevismo”.

Da Plutarco (“De vitioso pudore”, 5) apprendiamo come Senofane si difese dall’accusa d’essere un vile per essersi rifiutato di giocare ai dadi, accusa mossagli da Laso figlio di Ermione: ammise d’essere molto vile di fronte alle cose inique.

È risaputo che i “Prolegomeni ad ogni futura metafisica che vorrà presentarsi come scienza” di Kant sono, per così dire, un compendio più facile e più riassuntivo della “Critica della ragion pura”: in una nota, Kant spiega che chi continuasse a non capire la sua filosofia anche dopo aver letto i “Prolegomeni”, farebbe meglio a dedicarsi ad attività più proficua.

L’intellettuale che Nietzsche stimò di più nel corso della sua vita fu Jacob Burckhardt, che però non fece altro che ignorarlo.

Per un certo periodo, tutti i Giovanni della Sinistra hegeliana guardarono a Feuerbach come al leader del loro movimento. A tal proposito, scriverà Engels: “ci immergemmo tutti nel torrente di fuoco”, giocando col nome di Feuerbach, composto da Feuer (“fuoco”) e Bach (“torrente”).

Riprendendo il decreto della Chiesa contro la donna (“mulier taceat in ecclesia”), Napoleone si rivolse così a Madame de Staël: “mulier taceat in politicis!”. L’episodio è anche ricordato da Nietzsche, che ne approfitta per dire: “mulier taceat de muliere!” (“Al di là del bene e del male, af. 232”).

Pare che sul punto di esalare l’ultimo respiro, l’anziano Platone, sentendo una fanciulla che suonava il flauto, pronunciò come ultime parole un rimprovero alla ragazza perché aveva stonato.

Leibniz era molto rispettoso nei confronti della natura e di ogni essere vivente: a tal punto che, dopo aver effettuato le sue osservazioni sugli insetti, li riportava nel luogo esatto da cui li aveva presi!

Francesco Bacone morì per via di una polmonite che aveva contratto in una cella frigorifera in cui era entrato per fare esperimenti.

Keplero morì poverissimo a Ratisbona nel 1630.

Hilary Putnam, sposato due volte, ha per passione la cucina …

A 23 anni, Pico della Mirandola vuol proporre novecento tesi da discutere in un convegno di dotti da radunare a sue spese a Roma il 7 gennaio 1487. Ma il convegno non potrà aver luogo perchè la pubblicazione della sua tesi provoca la condanna da parte di una commissione di teologi e di giuristi, che le giudica eretiche,e l’apertura di un processo a carico di Pico. L’atto di sottomissione che fece il 31 luglio dell’ 87 non gli lasciò tranquilla la coscienza, si ribellò apertamente e, per sfuggire alla cattura, lasciò Roma, mettendosi in viaggio per la Francia. Il suo arresto quando era già in territorio francese, vicino a Lione, suscitò clamorose proteste a Parigi, anche alla Sorbona, e Pico fu liberato con l’obbligo di lasciare il suolo francese nell’ estate del 1488. Se ne tornò a Firenze, accettando l’ invito di Lorenzo, che si adoperò inutilmente fino agli ultimi giorni della sua vita a fargli ottenere il perdono da Innocenzo VIII. L’ assoluzione dall’ eresia gli verrà da Alessandro VI il 18 giugno 1493.

Bertrando Spaventa fu maestro di Antonio Labriola, che a sua volta fu maestro di Benedetto Croce.

Ipazia mostrò ad un suo spasimante le sue mutande mestruali aggiungendo: “di questo ti sei innamorato!’”. Da allora il malcapitato divenne il suo migliore allievo.

Ci fu chi sostenne che Shakespeare e Francis Bacone erano la stessa persona!

Gast raccontò che Nietzsche, già malato, un giorno, mentre parlavano dell’ebbrezza della verità, inventò il detto: “In vero vinitas!”

La sorella di Wittgenstein, per distrarre il fratello dal pensiero del suicidio, incaricò alcuni architetti di costruirgli una nuova casa seguendo le istruzioni del filosofo; il quale era così ossessionato dall’idea della perfezione che alla fine i poveri architetti rifiutarono l’incarico.

Quando morì la signora a cui Schopenhauer aveva dovuto pagare un vitalizio avendola in passato malmenata, il filosofo annotò sul diario: “Obit anus, abit onus”.

Nel corso della sua vita, Derrida venne incarcerato per possesso di stupefacenti.

In balia di un’ansia tumultuosa di abbracciare tutto lo scibile per conquistare la verità, Pico della Mirandola aveva una memoria proverbiale, che gli permetteva di ricordare a memoria interi libri!

A causa dell’avvento del Nazismo, Karl Löwith, in quanto ebreo, dovette abbandonare la Germania: ma con davvero scarsa lungimiranza scelse, come luoghi del suo esilio, prima l’Italia, poi il Giappone.

Poggio Bracciolini, col suo “De avaricia”, fa un vero e proprio ossia elogio dell’ avidità; in esso possiamo scorgere quello che fu forse il primo encomio del capitalismo.

Quando il ministro dell’educazione nazionale Balbino Giuliano, nel dicembre del 1931, impose ai professori universitari il giuramento al regime fascista, soltanto dodici (su 1225!) rifiutarono fin dal primo momento: Ernesto Buonaiuti, Mario Carrara, Gaetano De Sanctis, Giorgio Errera, Giorgio Levi Della Vida, Fabio Luzzatto, Bartolo Nigrisoli, Edoardo e Francesco Ruffini, Lionello Venturi, Vito Volterra, Piero Martinetti. Proprio Martinetti scrisse significativamente: “ho sempre ritenuto assurdo giurare fedeltà alla Chiesa; a maggior ragione non giurerò fedeltà a un regime politico”.

Nel 1806, Hegel ebbe una relazione amorosa con la sua affittacamere e governante, Christiane Charlotte Fischer.

Nel De finibus bonorum et malorum (II, 12), Cicerone va sostenendo che inserire il piacere tra le virtù, come fa Epicuro, è l’equivalente di introdurre una prostituta tra signore per bene!

Nel 1929, a causa della sua avversione ai tentativi di politicizzazione voluta dal dittatore Primo de Rivera della vita universitaria in Spagna, Ortega y Gasset rinunciò alla cattedra a Madrid per protesta.

Saint-Simon si domandò che cosa sarebbe accaduto se la Francia avesse perso all’improvviso i suoi cinquanta migliori chimici, ingegneri, banchieri e fisici. La risposta che egli fornì è che, se ciò fosse accaduto, il Paese sarebbe divenuto immediatamente un corpo senz’anima e avrebbe perso terreno rispetto alle altre nazioni concorrenti. Dopo di che, Saint Simon si domandò che cosa sarebbe invece accaduto se la Francia avesse perso all’improvviso la corte, il clero, i metafisici: la risposta fu che ciò non avrebbe avuto incidenza alcuna sulla vita politica e sociale del Paese.

Nel terremoto del 1883, Benedetto Croce perse i genitori e rimase egli stesso sotto le macerie per parecchie ore.

Si narra che Empedocle avesse arrestato il soffiare dei venti portatori di pestilenza ad Agrigento e che per questo motivo fu soprannominato “carceriere dei venti”.

Quando giunse dinanzi alle Alpi, Hegel restò indifferente all’imponente spettacolo naturale, in perfetta sintonia col proprio pensiero secondo cui la natura rappresenterebbe una caduta, uno smarrimento dell’Idea. A tal proposito, annotava nel suo diario: “dubito che il teologo più credulo oserebbe qui, su questi monti in genere, attribuire alla natura stessa di proporsi lo scopo dell’utilità per l’uomo, che invece deve rubarle quel poco, quella miseria che può utilizzare, che non è mai sicuro di non essere schiacciato da pietre o da valanghe durante i suoi miseri furti, mentre sottrae una manciata d’erba, o di non avere distrutta in una notte la faticosa opera delle sue mani, la sua povera capanna e la stalla delle mucche”.

Cartesio venne accusato di aver copiato il suo “cogito ergo sum” dal “si fallor sum” di Agostino.

Fu il tragico terremoto di Lisbona a convincere Voltaire dell’assurdità di ogni teodicea (e, in particolare, di quella leibniziana).

Si tramanda che Gorgia di Lentini arrivò a più di 108 anni di età.

All’Università di Tubinga, nel semestre invernale 1790-91, Hölderlin, Hegel e Schelling vivono nella stessa camera e stringono una profonda amicizia.

Diogene Laerzio, nella Vita di Platone (Vite dei filosofi, II, III, 5) riporta ció che si narra riguardo al primo incontro di quest’ultimo con Socrate. Riferisce il biografo che il vecchio, una notte, aveva sognato di tenere sulle ginocchia un piccolo cigno, il quale poi aveva preso il volo, cantando dolcemente. Quando, il giorno successivo, gli si presentó Platone, Socrate disse che quel cigno era per l’appunto lui.

Due pescatori stavano seduti in riva al mare; siccome non riuscivano a pescare nulla, per ammazzare il tempo si spidocchiavano. Per caso passó di lí Omero, che in quel tempo era il sommo tra i sapienti, e domandó loro come andasse la pesca. “Quel che abbiamo preso l’abbiamo buttato, quel che non abbiamo preso lo teniamo” risposero i due, riferendosi ai pidocchi. Omero si allontanó, cercando in ogni modo di risolvere quell’enigma; non riuscendovi, per la vergogna si uccise. L’aneddoto è raccontato, tra gli altri, da Eraclito.

Seneca era stato maestro del giovane Nerone, per volontá dell’ambiziosa madre di questi, Agrippina. Nel 59 peró, in particolare dopo l’uccisione di Agrippina da parte di Nerone, i rapporti tra i due si incrinarono e Seneca si ritiró a vita privata. Nel 65, Nerone ritenne Seneca coinvolto nella congiura dei Pisoni e gli intimó di togliersi la vita. Fedele alla sua disciplina stoica, il filosofo si taglió le arterie dei polsi e delle caviglie e si immerse in una vasca d’acqua calda, invitando però lo scriba a restargli accanto e ad eternare l’evento.

Carl Schmitt difese le leggi che in Germania, nel 1935, sopprimevano i diritti civili degli ebrei.

Quando Foucault tenne il suo ciclo di lezioni a Parigi poi raccolte sotto il titolo di “Discorso e verità nella Grecia antica”, erano talmente tante le persone che accorrevano da ogni dove per sentirlo che si rese necessario chiamare la polizia perché bloccasse le entrate dell’università!

Poiché la madre morì di parto e il padre dovette ben presto abbandonarlo, Rousseau ricevette l’appoggio di madame de Warens, una dama svizzera al servizio del re di Sardegna, che prima gli fece da madre, poi ne divenne l’amante.

Nel 1961, Hannah Arendt, che fu l’amante di Heidegger, assiste al processo del nazista Eichmann a Gerusalemme.

Nel 1949, Foucault fece ben due terapie: la prima perchè non riusciva ad accettare la propria omosessualità, la seconda perchè era un etilista.

L’antico Empedocle, figura di filosofo ai confini con lo sciamano, avrebbe riportato in vita una donna morta.

Aulo Gallio racconta (“Notti attiche”, V, 10) un divertente aneddoto su Protagora sconfitto da un suo allievo: “Evatlo, giovane ricco, desiderava essere istruito nell’eloquenza e nell’arte di discutere le cause. Egli era venuto da Protagora per essere istruito e si era impegnato a corrispondere quale mercede l’ingente somma che Protagora aveva richiesto e ne aveva versata la metà subito, prima di incominciar le lezioni, impegnandosi a versare l’altra metà il giorno in cui avesse discussa e vinta la prima causa davanti ai giudici. Ma, pur essendo stato a lungo ascoltatore e discepolo di Protagora e avendo fatto notevoli progressi nell’arte oratoria, non gli era toccata alcuna causa e poiché era ormai passato molto tempo, sembrava facesse ciò a bella posta, per non pagare il saldo a Protagora; questi allora ebbe una trovata che gli parve astuta: chiese il pagamento del saldo e intentò un processo a Evatlo. Quando venne il momento di esporre e contestare il caso davanti ai giudici, Protagora così si espresse: ”Sappi, giovane assai insensato, che in qualsiasi modo il tribunale si pronunci su ciò che chiedo, sia contro di me sia contro di te, tu dovrai pagarmi. Infatti, se il giudice ti darà torto, tu mi dovrai la somma in base alla sentenza, perciò io sarò vittorioso; ma anche se ti verrà data ragione mi dovrai ugualmente pagare, perché avrai vinto una causa”. Evatlo gli rispose:”Se, invece di discutere io stesso, mi avvalessi di un avvocato, mi sarebbe facile di trarmi dall’inganno pericoloso. Ma io proverò maggior piacere avendo ragione di te non soltanto nella causa, ma anche nell’argomento da te addotto. Apprendi a tua volta, dottissimo maestro, che in qualsiasi modo si pronuncino i giudici, sia contro di te sia in tuo favore, io non sarò affatto obbligato a versarti ciò che chiedi. Infatti, se i giudici si pronunceranno in mio favore nulla ti sarà dovuto perché avrò vinto; se contro di me, nulla ti dovrò in base alla pattuizione, perché non avrò vinto. I giudici, allora, considerando che il giudizio in entrambi i casi era incerto e di difficile soluzione, giacché la loro decisione, in qualunque senso fosse stata presa, poteva annullarsi da se stessa, lasciarono indecisa la causa e la rinviarono a data assai lontana. Così un famoso maestro di eloquenza fu sconfitto da un giovane discepolo che, servendosi dello stesso argomento, scaltramente prese nella trappola chi l’aveva tesa”.

Una volta, Democtrito mangiò un cetriolo che gli sembrò dal sapore di miele e così domandò alla serva che glielo aveva servito dove l’avesse comprato. Essendogli stato risposto che il cetriolo veniva da un giardino, alzatosi, ordinò che vi fosse condotto e che gli venisse mostrato il luogo; la donna, meravigliata, gli domandò per quale motivo e Democrito rispose: “la ragione è nella necessità di reperire la causa di tale dolcezza, causa che scoprirò osservando il posto di persona”. La donna soggiunse sorridendo: “allora, sta’ seduto, perché sono stata io a porre il cetriolo in un vaso, senza accorgermi del miele che questo già conteneva”.

Il termine “metafisica” era sconosciuto ad Aristotele e fu successivamente introdotto da Andronico di Rodi e per ragioni meramente editoriali.

Con Pietro Ispano per la prima volta un filosofo diventa papa (col nome di Giovanni XXI); non solo: è l’unico papa di cui Dante, nella “Divina Commedia” (“Paradiso”, XII, 135), tesse le lodi.

Roberto Ardigò, che morì suicida, abbandonò il sacerdozio e la fede sotto l’influenza della tradizione razionalistica rinascimentale e, in particolare, di Pomponazzi.

Nel 1961, Russell capeggiò un sit-in di protesta di fronte al Ministero britannico della Difesa e fu condannato a due mesi di carcere (che furono poi ridotti ad una settimana a causa delle sue cagionevoli condizioni di salute).

Lutero detestava Aristotele più di ogni altro filosofo…

Dapprima Nietzsche vide in Wagner la possibilità di un ritorno alla perfezione della tragedia attica, ma poi andò via via abbandonando tale idea e il suo entusiasmo per Wagner andò sempre più raffreddandosi.

Porfirio racconta (precisamente, in “Vita di Plotino”, 3) che il suo maestro Plotino, all’età di ventott’anni, andò ad ascoltare una lezione di Ammonio Sacca e, al termine di essa, esclamò con entusiasmo: “questo è l’uomo che cercavo!”.

Mentre dalla Chiesa della Minerva era scortato tra la folla verso Campo dei Fiori, dove sarebbe stato bruciato vivo sul rogo, al temutissimo dialettico Giordano Bruno fu posta la lingua “in giova” (mordacchia) per impedirgli di parlare.

Aristotele non aveva assolutamente capito che cosa fossero i fossili; Anassimandro sì.

Scrive Schopenhauer a proposito delle donne: “Il sesso femminile, di statura bassa, di spalle strette, di fianchi larghi e di gambe corte, poteva essere stato chiamato il bel sesso soltanto dall’intelletto maschile obnubilato dall’istinto sessuale”.

Sempre Schopenhauer scrive: “Poiché non esiste l’istituto della poligamia, gli uomini per metà della loro vita sono puttanieri e per l’altra metà cornuti; e le donne si dividono, di conseguenza, in tradite e traditrici. Chi si ammoglia giovane, più tardi si trascina dietro una vecchia; a chi si ammoglia più tardi toccano prima malattie veneree e poi corna. La poligamia avrebbe tra i molti vantaggi anche quello che l’uomo non verrebbe ad avere un legame così stretto con i propri suoceri, il terrore dei quali impedisce ora innumerevoli matrimoni. Epperò: dieci suocere invece di una!”.

E Giordano Bruno, anziché chiamare Aristotele col tradizionale appellativo di “Filosofo”, lo chiamava con quello meno lusinghiero di “Sofista”.

Nel 1924, Miguel de Unamuno venne arrestato a causa dei suoi attacchi al re Alfonso XIII e al dittatore Primo de Rivera.

Bernardo di Chiaravalle si schierò apertamente in difesa della crociata promossa da papa Eugenio.

Karl Löwith teneva sempre una rivoltella nel cassetto della sua scrivania, pronto ad usarla contro di sé: a suo avviso, infatti, il suicidio costituiva l’atto filosofico per eccellenza.

Tra il 1837 e il 1860, Feuerbach si mantenne grazie ai proventi di una fabbrica di porcellane, di cui sua moglie era comproprietaria.

Quando vide Eichmann processato a Gerusalemme, Hannah Arendt riferì a suo marito dell’incontro e così descrisse icasticamente il criminale nazista: “è un uomo grigio, piccolo, un coglione”.

Schopenhauer aveva un barboncino a cui teneva moltissimo.

Nel 1273, Tommaso d’Aquino pronuncia l’enigmatica frase: “tutto quel che ho scritto, è come paglia per me”.

Si è a lungo discusso sul significato del soprannome Platone che, com’è noto, non era il vero nome del celebre filosofo ateniese: esso dev’essere senz’altro riconnesso al termine greco platùs, che significa ampio. C’è chi sostiene che esso vada attribuito allo stile di Platone, ampio e scorrevole; c’è invece chi dice che sia da riferirsi alla sua fronte particolarmente spaziosa; infine, alcuni ritengono che sia un appellativo datogli dal suo maestro di ginnastica in virtù della larghezza delle sue spalle.

Tertulliano sosteneva che la donna non è altro che una “ianua diaboli”.

Docente a Francoforte, con l’avvento del nazismo Buber (in quanto ebreo) perse la sua cattedra e dovette trasferirsi a Gerusalemme.

Diogene di Sinope per dimora aveva una botte; e, in pieno giorno, si aggirava per la città con una lanterna in mano: a chi gli domandava che cosa cercasse, rispondeva: “cerco l’uomo”.

La tradizione vuole che, quando ad Atene si affermò la corrente politica anti-macedone, Aristotele , accusato di empietà a causa dei suoi difficili rapporti con la monarchia macedone, abbia pronunciato la celebre frase: “non voglio che gli Ateniesi commettano un secondo crimine contro la filosofia”, alludendo naturalmente alle vicende di Socrate.

A Newton sarebbe balenata l’idea della gravitazione universale quando, mentre dormiva placidamente sotto un albero, gli cadde in testa una mela.

Gli Stoici non ammettevano uno stato intermedio tra il sapere e il non sapere, ma anche tra l’essere virtuosi e il non esserlo: così, essi dicevano, tra uccidere un uomo ed uccidere un pollo non c’è differenza, si tratta ugualmente di un’azione malvagia.

Quando i parenti di Eloisa seppero che Abelardo intendeva abbandonarla dopo averla messa incinta, presero una decisione radicale: lo fecero evirare da sicari.

Nelle “Filippiche”, Cicerone si scaglia senza remore contro Marco Antonio, impietosamente presentato come un tiranno assoluto, un ladro di denaro pubblico, un ubriacone “che vomita in tutto il tribunale pezzi di cibo fetidi di vino”.

Kierkegaard disse che Hegel era il professore che aveva capito tutto fuorché se stesso.

Teofrasto, che consacrò tutta la sua vita allo studio, sul letto di morte, ormai ottantacinquenne, si sarebbe rammaricato di dover morire proprio quando cominciava ad imparare qualcosa.

Beffardamente interrogato se tutti i Greci fossero belli quali li si osservano nelle statue, Winckelmann rispose causticamente che magari non tutti erano così belli, ma che comunque a Troia vi era un solo Tersite.

Coinvolto nel fallito attentato a Hitler compiuto dal gruppo di Von Stauffenberg e Canaris, Bonhoeffer venne impiccato nel campo di concentramento di Flossenburg.

Gramsci si era trasferito dalla Sardegna a Torino per laurearsi in Lettere e Filosofia, ma, per via dei sempre più numerosi impegni politici, non riuscì mai a conseguire la laurea.

Gadamer ricorderà che, se ha cominciato a pubblicare abbastanza tardi (il suo capolavoro, “Verità e metodo”, risale al 1960, quando Gadamer aveva già sessant’anni), ciò è dovuto al fatto che si sentiva sempre fissato dallo sguardo severo del maestro Heidegger.

Karl Marx trascorreva ore ed ore al British Museum di Londra per condurre i suoi studi scientifici… passava così tante ore seduto a studiare che provava un gran dolore al sedere e diceva di voler mettere pure quel dolore sul conto che il capitalismo avrebbe presto dovuto pagare…

La tradizione vuole Democrito come filosofo del riso, Eraclito del pianto.

Alcmeone fu il primo filosofo dell’antichità a capire che l’organo più importante del corpo umano è il cervello.

Heidegger dedicò la prima edizione di “Essere e tempo” al suo maestro Husserl; ma nella seconda edizione tolse la dedica, in quanto Husserl era ebreo e già nel 1928 era stato costretto ad abbandonare l’insegnamento.

Aristotele usa una curiosa metafora (esattamente in “Metafisica”, 1.3, 984 b15-18), sostenendo che Anassagora, con l’introduzione del Noùs, è rispetto ai suoi predecessori come un sobrio in mezzo a degli ubriachi!

Sempre Aristotele etichetta Melisso come filosofo “rozzo” e poco raffinato.

Quando nell’“Istituto per le ricerche sociali” si affermò la figura di Max Horkheimer, gli studenti dissero ironicamente che il “caffè Marx” s’era trasformato in “caffè Max”.

La leggenda vuole che Heidegger scrisse nella sua baita nella Foresta Nera la terza parte di “Essere e Tempo” e che, ultimatala, la inviò a Jaspers affinché gli desse un giudizio in merito: questi gli avrebbe comunicato di non averci capito nulla, tanto era complicato il testo e, perciò Heidegger avrebbe gettato nel camino il manoscritto.

Il neokantiano Emil Lask morì prematuramente nella Prima Guerra Mondiale, colpito da un proiettile.

Pare che in uno dei suoi viaggi navali a Siracusa Platone finì in balia dei pirati, che lo tennero prigioniero per un po’ e poi lo liberarono.

Kant scrive che la libertà di autodeterminazione ammessa da Leibniz è la libertà di un girarrosto che gira su se stesso.

Esiste una storiella relativa alla critica all’induzione, la quale, pur originariamente pensata da Bertrand Russell (la storiella è citata nel The Problems of Philosophy), viene comunemente attribuita, nella sua forma più elaborata, a Karl Popper: è la storiella del “tacchino induttivista” (inductivist turkey). Popper descrive questa situazione: esisteva un tacchino in un allevamento al quale veniva portato il cibo sempre alle 9 di mattina. Il tacchino osservava dunque che qualsiasi giorno della settimana, che vi fosse stato il sole o il cattivo tempo, il cibo gli veniva portato sempre alla stessa ora. Da queste osservazioni ripetute e identiche in qualsiasi condizione meteorologica e che erano comuni per tutti i giorni della settimana, il tacchino applicò il metodo induttivo quando formulò la teoria seguente: “mi danno il cibo sempre alle 9 di mattina”. Tuttavia, alla vigilia di Natale, il tacchino constatò a sue spese il venire meno di questa regola: il tacchino venne ucciso e servito a tavola.

Docente agli esordi, Heidegger entusiasmò gli alunni che seguivano i suoi corsi quando si inventò fortunate espressione come “il mondo mondeggia” (“die Welt weltet”) e “lo spazio spazieggia” (“der Raum raumt”).

Malebranche soffriva di scoliosi.

Nel 1980, in preda ad un attacco di follia, Althusser arrivò a uccidere la moglie (Hélène Rytmann), strangolandola, e ad essere internato nell’ospedale psichiatrico di Sainte Anne.

Per ridicolizzare la posizione di Protagora, secondo cui tutto è vero, Aristotele, nella “Metafisica”, fa un esempio piuttosto originale: “Non si può dire che l’uomo è una trireme e dire che l’uomo non è una trireme. L’uomo non è una trireme.”

Si dice che Cartesio abbia avuto l’illuminazione delle assi cartesiane vedendo volare una mosca mentre era disteso sul suo letto.

Palmiro Togliatti disse che Freud era un autore da bordelli.

Thomas Hobbes soffriva di artrite alle mani.

Prima di consacrarsi alla filosofia, Platone scriveva tragedie ed era affascinato dal teatro: una volta, mentre si accingeva a gareggiare con una tragedia, sentì Socrate che parlava e allora bruciò l’opera esclamando: “Efesto, avanza così: Platone ha bisogno di te”. Da quel momento fu discepolo di Socrate.

Bergson sposò una cugina di Marcel Proust…

Il 5 settembre del 1924, mentre stava uscendo di casa, Gobetti fu aggredito sulle scale da quattro squadristi fascisti che lo percossero duramente al torace e al volto, rompendogli gli occhiali e procurandogli gravi ferite, che lo portarono alla morte. Mussolini si era già interessato di lui, telegrafando al prefetto di Torino: “Prego informarsi e vigilare per rendere nuovamente difficile vita questo insulso oppositore”.

Albert Camus morì in un incidente stradale il 4 gennaio 1960: nell’auto c’era il manoscritto dell’incompiuto “Il primo figlio”.

Marcuse fu il filosofo a cui più si richiamarono i partecipanti al Sessantotto.

Il sofista e filosofo Luciano di Samosata, poco dopo aver scritto un opuscolo “Su coloro che vengono assunti per mercede”, in cui tentava di dissuadere gli intellettuali greci dall’accettare incarichi umilianti presso i Romani, passò al soldo di Roma, ricevendo un incarico ben retribuito. Fu allora che scrisse la “Apologia”, opera in cui difende sofisticamente chi si mette al soldo di Roma facendo il bene pubblico.

Con i Pitagorici, per la prima volta nella storia troviamo donne che si dedicano alla filosofia.

Per prendere le distanze dalla tendenza tipica degli altri pragmatisti a far coincidere l’efficacia con la verità, Peirce arrivò a rifiutare il termine pragmatismo, sostituendolo con quello, “abbastanza brutto da non essere rubato”, di “pragmaticismo”.

Il “Fedro” è l’unico dialogo di Platone ambientato fuori dalle mura di Atene, in aperta campagna: e fin dalle prime pagine, Socrate vorrebbe tornare in città, sostenendo che gli uomini hanno molto più da insegnargli che non le piante!

Dopo una lunga malattia, Deleuze concluse la sua esistenza gettandosi dalla finestra di un albergo di Parigi.

Quando, in una conversazione telefonica, Gustavo Bontadini gli chiese se credesse in Dio, Gianni Vattimo rispose che credeva di credere; da qui il suo libro “Credere di credere”.

Nella “Critica del Giudizio”, Kant si esprime esplicitamente contro i tatuaggi, in cui vede un qualcosa di profondamente antiestetico.

Derrida amava sempre raccontare una barzelletta. La fattoria degli animali decide di fare un pic-nic. Partono tutti e, arrivati nel posto prescelto, si accorgono di avere dimenticato l’apriscatole. Chi va a prenderlo? Si offre la tartaruga, che avverte: «guai però se incominciate a mangiare prima che torni». Gli animali sono perplessi, ma d’altra parte nessuno ha voglia di andare fin laggiù, dunque la lasciano partire. Passa un’ora, ne passano due, poi tre, si fa quasi sera, e la tartaruga non torna. A un certo punto, la papera dice «forse potremmo mangiare almeno l’antipasto», il cane si rifiuta, il gatto ci sta, ci sta la capra, gli animali si avvicinano agli affettati. E da un albero in fondo alla radura sbuca fuori la tartaruga: «guardate che se incominciate a mangiare io non vado».

Nella “Scienza Nuova”, Vico si fa beffe di Descartes storpiandone il nome in “Renato Delle carte” e alludendo alla sua astrattezza e vuota verbosità.

Guglielmo da Ockham, poichè alcuni suoi studenti erano spagnoli e pronunciavano “b” anzichè “v”, disse che per loro “vivere est bibere”, coniando una felice espressione che ben rifletteva, oltre al loro errore di pronuncia, il loro stile di vita notturno…

Quando venne a sapere che, a un anno dalla pubblicazione, il suo scritto “Briciole di filosofia” aveva venduto soltanto 17 copie, Kierkegaard si sentì così male che rimase a letto per un’intera settimana!

Negli ultimi anni della sua vita, Bergson si accostò gradualmente al cattolicesimo, senza però abbracciarlo in forma ufficiale, per solidarietà alla comunità ebraica ormai perseguitata dal nazismo.

Anassagora fu processato perché sosteneva che il sole non era altro che una pietra incandescente…

Quando Empedocle gli fece un giorno osservare che era impossibile riuscire a trovare un uomo sapiente, Senofane rispose: “E’ naturale, perché bisogna che sia sapiente chi vuol riconoscere un sapiente!”.

Berkeley cercò di fondare un collegio nelle Bermude per evangelizzare i selvaggi americani, ma il suo progetto fallì miseramente.

Sulla filosofia scettica di Pirrone devono aver influito gli insegnamenti e il modus vivendi dei gimnosofisti indiani, con cui il filosofo entrò in contatto allorché prese parte alla spedizione di Alessandro il Macedone che lo portò fino in India.

Il libro “L’uomo macchina”, in cui il materialista francese La Mettrie sosteneva apertamente che l’uomo è una macchina, fu pubblicamente bruciato e lo stesso autore dovette fuggire esule in Prussia.

Aristotele, così benevolo nei riguardi dei filosofi che l’hanno preceduto, mostra un’assoluta insofferenza verso Parmenide.

Prigioniero politico del Partito Comunista, senza il permesso di leggere e di scrivere, Lakatos racconterà di aver mantenuto la sua integrità mentale raccontandosi una barzelletta al giorno e ricostruendo una a una tutte le dimostrazioni matematiche che conosceva.

Francesco Bacone fu allontanato dalla politica inglese per corruzione.

Gadamer camminava col bastone non perché era vecchio, ma perché in gioventù era stato colpito dalla poliomielite.

Socrate si definiva il “tafano di Atene”, per la sua inclinazione ad entrare nei discorsi dei passanti, apparentemente assennati, e smontarli con domande fastidiose e insistenti che inevitabilmente finivano per sbriciolare ogni certezza. Proprio in forza di questa sua virtù demolitrice ed elettrizzante, egli era anche accostato alla “torpedine”.

San Gerolamo riferisce che Lucrezio scrisse il suo “De rerum natura” “per intervalla insaniae”, ossia tra gli intervalli di lucidità concessigli dalla pazzia in cui era precipitato per via di un filtro d’amore.

Sartre fu chiamato “iena dattilografa” dal Partico Comunista Francese quando affermò che anche in Russia c’erano i campi di concentramento.

Beffandosi di Rousseau e del suo mito del “buon selvaggio”, Kant disse che per l’uomo moderno era impossibile “tornare nelle caverne”.

Recatosi a Berlino per sentire le lezioni di Schelling, Kierkegaard ne rimase deluso; a tal proposito, avrebbe scritto anni dopo: “Quel che i filosofi dicono della realtà è spesso deludente, come quando da un rigattiere si legge su un’insegna la scritta ‘Qui si stira’. Se si venisse a far stirare il proprio abito, si resterebbe ingannati, poiché l’insegna è semplicemente in vendita”.

Platone venne una volta rimproverato da Diogene il Cane, che disse: “‘Come mai tu, filosofo che navigasti in Sicilia proprio per siffatte mense, ora che ti sono imbandite non ne godi? Ed egli di rimando: ‘Ma per gli dei, o Diogene, anche là mi cibavo di olive e semplici cose’. E Diogene: ‘Che bisogno c’era allora di andare a Siracusa? Forse allora l’Attica non produceva olive?'”

Rifacendosi al noto episodio di Hegel che, quando vide Napoleone, disse di aver visto lo “Spirito del mondo a cavallo”, Theodor Adorno scriveva nel 1944: “ho visto lo Spirito del mondo non a cavallo, ma alato e senza testa”. Con queste parole, egli si riferiva non a Napoleone, bensì alle V2 hitleriane.

Sia Rousseau sia Bergson ci sentivano poco…

Teofrasto si innamorò di Nicomaco, il figlio di Aristotele.

Curiosamente, nei suoi “Saggi”, Montaigne si lamenta delle dimensioni irrisorie del suo pene…

Gadamer ricordava che due soltanto erano i filosofi che Heidegger invidiava: Marx, perchè aveva cambiato il mondo; Gentile, perchè era da tutti adorato in Italia.

Quando Hume seppe di avere un tumore all’intestino, riordinò con cura i suoi scritti, predisponendo la pubblicazione postuma di alcuni di essi, e attese serenamente la morte, sopraggiunta nell’agosto del 1776.

Quando uscì di senno, Hölderlin si rinchiuse in una torre e non vi uscì più.

Nel 1926, Gramsci fu arrestato dalla polizia fascista (sebbene godesse dell’immunità parlamentare) e successivamente, nel 1928, fu condannato dal tribunale speciale fascista a vent’anni di reclusione. Mussolini aveva detto di lui: “Dobbiamo impedire che questo cervello funzioni per i prossimi vent’anni”.

Anche quando scrisse le sue tre critiche, Kant a lezione non espose mai agli studenti la sua “filosofia trascendentale”: faceva invece lezione sui manuali in uso al suo tempo.

Bloccato alla frontiera spagnola dalla polizia, Walter Benjamin, disperando ormai di poter scappare dall’Europa nazista, si tolse la vita ingerendo una forte dose di morfina.

Benedetto Croce fu l’unico intellettuale italiano antifascista a cui fu permesso fino in fondo di dissentire dal regime.

Eraclito, per via della sua oscurità stilistica, fu detto “l’oscuro” e Socrate stesso non esitò a sostenere che per penetrare nel senso dei discorsi di Eraclito occorrerebbe essere dei “palombari di Delo” che scendono negli abissi.

Per tutta la vita, Kierkegaard sostenne di essere tormentato da una “spina nelle carni” che non gli dava pace.

Fichte fu allontanato dall’università perché accusato di ateismo.

A proposito di Benedetto Croce, Antonio Gramsci parlava di un “hegelismo mutilato” che ammetteva già in partenza la meccanica conservazione della tesi nell’antitesi: in questo atteggiamento, conservatore e non rivoluzionario, Gramsci scorgeva uno dei tanti modi di “mettere le brache al mondo” (“Quaderni del carcere”, X, 1, VI).

Tommaso d’Aquino difese la propria verginità da una meravigliosa fanciulla ventenne che la sua famiglia gli aveva inviato al fine di farlo desistere dai voti monacali.

Pasolini fu espulso dal PCI perchè omosessuale.

Dilthey diceva che lui e Husserl, coi loro metodi diversi di fare filosofia, scavavano ai lati opposti della montagna ma che scavavano un tunnel per cui presto si sarebbero incontrati nel mezzo della montagna.

Una volta Diogene di Sinope vide un fanciullo che beveva nel cavo delle mani e allora gettò via dalla bisaccia la ciotola, dicendo: “Un fanciullo mi ha dato lezione di semplicità”.

Forse non tutti sanno che Platone, nella rassegna di possibili reincarnazioni prospettate nel “Timeo”, sostiene che la peggior sorte che possa capitare ad un uomo è di reincarnarsi in un pesce o… in una donna.

Marx, quando la sua teoria cominciava a diffondersi con un certo successo e sempre più autori si rifacevano a lui, non di rado fraintendendone il pensiero, esclamò: “io non sono marxista!”.

Il verbale che, dopo il crollo del Nazismo, sanciva l’allontanamento di Heidegger dalle università tedesche perchè giudicato non idoneo per l’insegnamento, fu steso da Jaspers.

Quando scoppiò la Rivoluzione francese, Hegel, Schelling e Hölderlin piantarono un “albero della libertà”, a segnalare la loro entusiastica partecipazione a quell’evento epocale.

Democrito, vedendo Ippocrate accompagnato da una ragazza, la salutò il primo giorno dicendole: “Salve, ragazza!”, e il secondo giorno dicendole: “Salve, donna!”, perché sapeva che nella notte la ragazza aveva davvero perso la propria verginità.

Ancora Aristotele va sostenendo che la donna è una “mostruisità necessaria”, un errore della natura che è tuttavia necessario affinchè la razza umana non si estingua…

Contro la prospettiva maschilista della filosofia, la femminista Carla Lonzi scriverà un’opera significativamente intitolata “Sputiamo su Hegel”…

Schopenhauer, per fare concorrenza all’odiato Hegel, teneva corsi universitari nei suoi stessi orari… ma col nefasto risultato che le sue aule erano vuote, quelle di Hegel piene.

Quando a Spinoza venne offerto un posto di insegnamento presso la prestigiosa università di Heidelberg, egli rifiutò, preferendo continuare a fare quel che aveva sempre fatto: il fabbricatore di lenti.

Montesquieu era un vinicoltore d’eccellenza…

Foucault morì di aids.

Nella “Politica”, Aristotele narra che Talete, grazie alle sue conoscenze astronomiche e metereologiche, previde un abbondante raccolto di olive, fece incetta dei frantoi e in questa situazione di monopolio ricavò ingenti guadagni.

Quando Husserl si presentò a casa di Dilthey,la moglie di questi esclamò: “Pensavo che lei fosse una macchina da scrivere!”, per via delle innumerevoli pubblicazioni che Husserl aveva fatto e continuava a fare.

Quando vide Napoleone a Jena, Hegel affermò di aver visto lo “Spirito del mondo” (Weltgeist) a cavallo.

Platone, che nei suoi dialoghi cita tutti i suoi predecessori, tace il solo nome di Democrito, che non compare neppure una volta: forse perchè era, filosoficamente, il pensatore più distante da lui.

Hegel scriveva il suo diario in latino, per esercitarsi.

Fu con la cosiddetta “esperienza della torre” (“Turmerlebnis”) di Wittenberg – 1513-1514 – che Lutero comprese che l’uomo non ha, dal punto di vista naturale, alcuna speranza ma è salvato gratuitamente dalla grazia di Dio in virtù della sola fede.

Diogene di Sinope fu il primo filosofo a raddoppiare il mantello per la necessità anche di dormirci dentro.

Nella sua dedizione a Dio, il filosofo Origene, per non essere traviato dalle inclinazioni sensibili, pensò di risolvere il problema alla radice: si evirò direttamente… pare che però, dopo aver compiuto la fatale operazione, si sia pentito…

Il filosofo neo-parmenideo Severino fu allontanato nel 1969 dall’Università Cattolica di Milano, perché le sue posizioni filosofiche furono giudicate incompatibili.

Incantato dall’Italia, dalla sua cultura e, non da ultimo, dal suo clima, Goethe disse di sentirsi uno spirito meridionale gettato in un freddo corpo nordico…

Lukàcs, col suo celebre “Storia e coscienza di classe”, e Korsch, con “Marxismo e filosofia”, vennero condattati come “marxisti eretici”: il primo dei due accettò la condanna e corresse il proprio pensiero; il secondo fuggì in America senza rinnegare la propria impostazione eterodossa.

Quando Hegel giunse davanti alle Alpi, nonostante il panorama incantevole, non fece una piega.

Giovanni Gentile, che del Fascismo fu il Filosofo ufficiale, tentò sempre di dar voce anche a chi fascista non era, facendo collaborare ai suoi progetti anche pensatori non fascisti.

Quando Nietzsche impazzì a Torino, abbracciò un cavallo, pensando che fosse un essere umano…

Gorgia, che era fratello di un noto medico, sosteneva di essere più bravo lui con la sua arte oratoria rispetto al fratello nel persuadere i pazienti ad assumere le medicine…

Max Horkheimer, quando doveva scrivere la sua celebre “Dialettica dell’illuminismo”, aveva dapprima pensato a Marcuse come partner filosofico per la stesura dell’opera: ma poi scelse Adorno perchè nei suoi occhi scorgeva un odio impareggiabile contro il capitalismo.

Karl Marx, in un certo momento della sua vita, si trovò ad essere così povero da dover impegnare persino i suoi vestiti!

Cicerone racconta, in un misto di divertimento e di indignazione, che nel Giardino di Epicuro sarebbero state accolte fior fior di prostitute…

Benedetto Croce, quando gli chiesero che cosa ne pensasse dell’idea di coniugare socialismo e liberalismo, rispose che si trattava di un “ircocervo”, ossia di una fantasticheria inattuabile.

Pare che l’antico Antistene abbia detto, per contrapporsi al platonismo: “vedo solo cavalli, ma non la cavallinità!”

Secondo un’antica tradizione, Democrito si sarebbe privato della vista per non essere distolto, nella sua ricerca del vero, dalle sensazioni.

Quando Heidegger, dopo la sua breve parentesi nazista, tornò nel dipartimento di Filosofia, pare che venisse dileggiato dai colleghi con la battuta “già di ritorno da Siracusa?”, battuta con cui essi naturalmente si richiamavano al tentativo fallimentare di Platone col tiranno di Siracusa.

Quando in un’intervista chiesero ad Ernst Bloch che cosa ne pensasse dei tentativi che allora si facevano di leggere la sua filosofia in chiave religiosa, egli rispose citando Socrate che, allorchè un sofista si trovò a concordare con le sue tesi, così si rivolse all’amico Alcibiade: “che cosa avrò mai detto di sbagliato?”.

In un famoso alterco filosofico, Wittgenstein aveva minacciato Popper con un attizzatoio e l’avrebbe sicuramente colpito se non l’avesse trattenuto Russell!

Mentre una volta Diogene di Sinope prendeva il sole, Alessandro Magno sopraggiunto e fattogli ombra disse: “Chiedimi quel che vuoi”. E Diogene, di rimando: “Lasciami il mio sole!”.

Ad Anassimandro viene attribuita la prima cartina geografica del mondo allora conosciuto.

Pare che, quando ad Alessandro Magno fu riferito che, secondo la dottrina democritea, i mondi sarebbero innumerevoli, il Macedone esclamò amareggiato: “povero me, non mi sono impadronito neppure di uno di quei mondi!”

Bloch diceva che “l’uomo non vive di solo pane, soprattutto quando non ce n’è”.

Quando in Italia nacque il “Partito Socialista Italiano”, cominciarono a diffondersi nelle sezioni di partito i busti di Marx: poiché Engels era ancora in vita, gli mandarono un busto per sapere se effettivamente rispecchiasse l’immagine del suo inseparabile compagno ormai scomparso. Engels, con una battuta, disse che il busto assomigliava sì a Marx, ma anche un po’ a Garibaldi e a Gesù Cristo. Con questa battuta, Engels criticava la caotica commistione di posizioni diversissime (perfino vicine al cristianesimo!) confluite nel socialismo italiano.

Dimostrando la falsità della presunta “donazione di Costantino”, Lorenzo Valla ha smascherato la Chiesa, che con quel documento giustificava il proprio potere temporale e rivendicava privilegi nei confronti dell’Impero.

 

Per rendere completo il suo “dubbio iperbolico”, Cartesio immaginò che anziché Dio vi fosse un genio maligno che, nella sua perfidia, dispiegasse tutte le sue forze per ingannarlo: “supporrò dunque che non Dio, sommo bene, fonte di verità, ma un genio maligno, sommamente potente ed astuto, abbia posto ogni suo sforzo ad ingannarmi; riterrò che il cielo, l’aria, la terra, i colori, le figure, i suoni e tutto il mondo esterno non siano altro che inganni di sogni, con i quali ha cercato di ingannare la mia credulità” (“Meditazioni metafisiche”, I, 12).

Bergson stesso, nel 1889, recupera l’ipotesi del genio maligno, con la quale dimostra la diversità tra “durata reale” e “tempo spazializzato”: “supponiamo, per un istante, che un genio maligno, ancora più potente di quello di Descartes, abbia ordinato a tutti i movimenti dell’universo di raddoppiare la loro velocità …” (“Saggio sui dati immediati della coscienza”, 3). Ora, dice Bergson, se questo genio facesse andare tutto più in fretta, e se dunque le lancette del nostro orologio procedessero più rapidamente, esteriormente non cambierebbe nulla; ciò non di meno, nella nostra coscienza avvertiremmo il mutamento.

Il tiranno Dionisio una volta sputò addosso ad Aristippo, che a un tale che gli rimproverò di non essersi ribellato rispose: ‘I pescatori si lasciano spruzzare dall’acqua del mare per pescare un gobio; io per prendere un blenno non dovrei sopportare di essere asperso di saliva?’.

Il titolo della celebre opera politica kantiana “Per la pace perpetua” (“Zum ewigen Frieden”) fa ironicamente riferimento alla pace perpetua dei cimiteri. Scrive Kant all’inizio dell’opera: “se questa scritta satirica sull’insegna di un’osteria olandese, su cui è dipinto un cimitero, valga per gli uomini in generale, o in particolare per i capi di Stato che non riescono mai a saziarsi delle guerre, o se debba invece valere soltanto per i filosofi che hanno quel dolce sogno, questo lo lasciamo da parte”. Inoltre, Kant ha ironicamente assunto come paradigma letterario del suo scritto i trattati di pace stesi dai diplomatici del suo tempo: in particolare, egli si rifà al testo del trattato di pace siglato a Basilea nel 1795 e traveste il suo saggio nelle forme di un trattato avente le sue precondizioni, le sue parti centrali e le “clausole segrete” (così si spiega il curioso titolo del secondo supplemento: “Articolo segreto per la pace perpetua”).

Dal 1832 al 1834 Kierkegaard ebbe tre anni a dir poco infernali: nel 1832 perse una sorella; nel 1833 morì un fratello; nel 1834 perse la madre.

Marx ed Engels non pubblicarono mai “L’ideologia tedesca” (1846), preferendo affidarla – come ingenerosamente notò Marx nel 1859 – alla “critica roditrice dei topi” che infestavano la cantina di Marx. E quella dei topi fu una critica davvero corrosiva visto che, quando l’opera sarà finalmente pubblicata, nel 1932, mancheranno molte pagine!

Il 2 Ottobre 1855, colto da un collasso per strada, Kierkegaard morì in ospedale.

Una volta Gianni Vattimo domandò al suo maestro Pareyson se lui dicesse Giamblìco o Giàmblico: Pareyson disse che lui non lo diceva proprio!

Una volta Albert Einstein disse: “non crederò mai che Dio giochi a dadi col mondo”.

Quando Stirner si sposò, mancavano le fedi nuziali, cosicché Max sfilò un anellino dalla borsa di Bruno Bauer e in maniche di camicia l’Unico convolò a nozze.

Quando Voltaire era ormai sul letto di morte, un prete avvicinò il crocefisso al suo volto; e Voltaire, stizzito, esclamò: “Non mi parlate di quell’uomo là!”

Così scriveva Sartre a proposito della morte: “la caratteristica di una vita morta è di essere una vita di cui l’altro diventa il guardiano. […] L’esistenza stessa della morte si aliena completamente nella nostra vita, a profitto di altri. Essere morto è essere in preda ai vivi. Ciò vuol dire che chi non tenta di cogliere il senso della sua futura morte deve scoprirsi come preda futura degli altri”.

Durante il tragico terremoto di Nizza dell’87, che costò la vita a migliaia di persone, andò distrutta anche la casa in cui aveva soggiornato Nietzsche, il quale scrisse ad un amico: “Almeno i posteri avranno da visitare un luogo in meno!”

Durante la sua immancabile passeggiata, Kant incontrava sempre lo stesso mendicante, che puntualmente biasimava e tentava di colpire con il bastone.

Una volta Platone vide Diogene il cinico mentre lavava la verdura e gli si avvicinò mormorandogli nell’orecchio: ‘Se tu corteggiassi Dionisio, non laveresti la verdura’. Diogene gli rispose egualmente nell’orecchio: ‘E se tu lavassi la verdura non saresti cortigiano di Dionisio'”.

Adolf Hitler era nato una settimana prima di Wittgenstein e aveva frequentato con lui la stessa scuola tecnica di Linz nel 1904-1905.

Poco tempo prima di morire, Derrida aveva scritto: “Jacques non ha voluto né rituale religioso né orazione funebre. Egli sa per esperienza che prova sia per l’amico che se ne faccia tale carico. Ma chiede di ringraziarvi per essere venuti, vi supplica di non essere tristi e di non pensare che ai numerosi momenti felici che gli avete offerto l’opportunità di condividere con lui. Sorridetemi, dice, come io vi avrei sorriso fino alla fine. Preferite sempre la vita e affermate senza posa la sopravvivenza. Vi amo e vi sorrido da dove io sia”.

Invitato a scrivere per la rivista Kaizo, Husserl non scrisse un solo articolo (come avevano invece fatto Russell e Rickert), ma un’intera serie; e notò con ironia: “sfortunatamente mi chiamo H e non Russell, e non posso inviare un articolo scritto in maniera così semplice”.

Finito nelle mani dell’Inquisizione romana, Tommaso Campanella è messo sotto tortura e, per porre fine a quello strazio, decide di fingersi pazzo; per verificare se effettivamente sia impazzito, lo appendono e continuano a torturarlo per un po’, per vedere le sue reazioni. Allora Campanella, sotto tortura, esclama: “vedo cavalli bianchi!”; riconosciuto pazzo e liberato, ha ancora la forza per esclamare sotto voce: “pensavano che fossi coglione e ch’io dicea!”.

Quando nel ’68 gli studenti andarono da Adorno a chiedergli di partecipare con loro ai movimenti contestatori, il filosofo reagì chiamando la polizia affinché liberasse l’università da quegli studenti che lo stavano infastidendo!

Quando Kierkegaard ruppe il fidanzamento con Regina Olsen, questa, senza troppo indugiare, si sposò con Schlegel, la cui donna, a sua volta, se n’era andata da Schelling…

Un episodio piuttosto curioso riguarda il nome del filosofo Gunther Anders. Infatti Gunther Anders non è altro che lo pseudonimo di Gunther Strern; il fatto risale alla giovinezza dell’autore, quando un editore gli disse di scegliersi un nome diverso per pubblicare i suoi lavori, giacché era un cognome tipicamente ebreo e oramai stavano sempre più affermandosi le idee naziste. Così il giovane Gunther scelse come cognome proprio “diverso” (in tedesco Anders significa appunto “diverso”).

Julien Offroy de La Mettrie fece una morte piuttosto assurda e paradossale per un medico-filosofo qual era, se è vero che la causa del decesso fu una grande abbuffata di patè di fagiano al tartufo!

Una volta il tiranno Dionisio invitò Aristippo a scegliersi una delle tre etere che gli offriva ed egli le portò via tutte e tre, dicendo: ‘Neppure a Paride portò vantaggio la scelta di una sola’.

Nel suo libro “I filosofi: vita intima” (Cortina, Milano 2005) – libro che si configura come un immenso raccoglitore di aneddoti filosofici – Pierre Riffard stila una curiosa classifica: quale fu il primo filosofo ad essere stipendiato? Protagora. E il più povero? Marx. Il più ricco? Seneca. Il più innamorato? Auguste Comte. Il più misogino? Schopenhauer. Il più poliglotta? Pico della Mirandola e Spinoza a pari merito. Il più longevo? Gorgia (vissuto per ben 108 anni).

Pare che durante le conferenze, mentre parlavano i suoi colleghi, Feyerabend fosse solito leggere riviste pornografiche…

Il “liberale” John Locke era azionista di una compagnia di trasporto di schiavi neri in America.

Nel 1861, Marx fa domanda di assunzione nelle Ferrovie dello Stato, ma la richiesta viene respinta per la grafia pressoché illeggibile.

Hegel dice (“Logica”, § XLIV) che la “cosa in sé” kantiana è un “caput mortuum”.

Kierkegaard notava ironicamente che, nella prospettiva hegeliana, lo “Spirito del mondo” muoveva da Oriente verso Occidente, per poi giungere in area tedesca, affermandosi a Berlino, giungendo nel dipartimento di Filosofia dell’Università, per poi trovare la sua massima realizzazione sulla cattedra di Hegel stesso.

La leggenda vuole che Averroè, incessantemente impegnato nella lettura, si allontanò dai libri soltanto in due occasioni in tutta la sua vita: nel giorno del funerale del padre e nel giorno del proprio matrimonio.

Citazioni

"Il punto di vista trascendentale è quello che si coglie nella realtà del nostro pensiero quando il pensiero si consideri non come atto compiuto, ma, per cosí dire, quasi atto in atto: atto, che non si può assolutamente trascendere, perché esso è la nostra stessa soggettività, cioè noi stessi; atto, che non si può mai e in nessun modo oggettivare. Il punto di vista nuovo, infatti, a cui conviene collocarsi, è questo dell'attualità dell'Io, per cui non è possibile mai che si concepisca l'Io come oggetto di se medesimo". (G. Gentile, "Teoria generale dello Spirito come atto puro")
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