Sul “Corriere della Sera”, è uscito nei giorni scorsi un interessante articolo nel quale si spiegava con quali schemi Chiara Ferragni riesce a pagare appena l’1,2% di tasse sui suoi notevoli utili. Curiosamente l’articolo esce negli stessi giorni in cui il marito di Chiara Ferragni, il cantante Fedez, dichiara apertamente in tribunale di essere un nullatenente. Ora, questa vicenda ci insegna diverse cose. Anzitutto esibisce limpidamente la struttura assurda di un mondo, quello capitalistico, in cui i più ricchi riescono in molti modi a pagare tassazioni risibili, laddove gli operai, le partite IVA, i precari sono letteralmente tartassati dalle tasse, arrivando non di rado a pagare ben più del 50%. Ricordiamo per inciso che i colossi e-commerce pagano il 3% di tasse a fronte del fatto che i loro dipendenti arrivano a pagare anche il 50%. Il vero problema del nostro mondo non è tanto quello di far pagare le tasse a chi già le paga ma di far sì che comincino a pagarle realmente anche i membri della power élite, che puntualmente riescono ad aggirare i sistemi di tassazione o che per legge sono tenuti a pagare tassazioni francamente risibili. La politica, a destra come a sinistra, fa battaglie contro l’evasione fiscale che vanno univocamente a colpire i già sofferenti ceti medi e le suppliziate classi lavoratrici e non hanno mai l’onestà e il coraggio di avviare battaglie contro i colossi capitalistici che, come ricordavamo, di fatto sono nelle condizioni di aggirare quasi completamente il sistema della tassazione. Non deve allora stupire davvero che la globalizzazione neoliberale non faccia rima con diritti e democrazia ma con disuguaglianza sempre crescente; disuguaglianza sempre crescente grazie anche a questi dispositivi di tassazione asimmetrica a cui facevamo poc’anzi riferimento.
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