« Non vi è alcuno che abbia il diritto di lavorare unicamente in vista del proprio soddisfacimento soggettivo, di rinserrarsi in sé rispetto ai propri simili e di rendere vana per essi la sua cultura. È, infatti, esattamente in virtù del lavoro della società che egli è stato posto nelle condizioni di ottenere quella cultura. Essa è, da un certo punto di vista, un frutto della società, un suo possedimento. Ed egli rapina i suoi simili di una loro proprietà qualora non desideri impiegare la sua cultura a loro vantaggio. »
J. G. Fichte, “Missione del dotto”
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