« Cecità è vivere in un mondo dove non vi sia più speranza.
Se prima di ogni nostro atto ci mettessimo a prevederne tutte le conseguenze, a considerarle seriamente, anzitutto quelle immediate, poi le probabili, poi le possibili, poi le immaginabili, non arriveremmo neanche a muoverci dal punto in cui ci avrebbe fatto fermare il primo pensiero. I buoni e i cattivi risultati delle nostre parole e delle nostre azioni si vanno distribuendo, presumibilmente in modo alquanto uniforme ed equilibrato, in tutti i giorni del futuro, compresi quelli, infiniti, in cui non saremo più qui per poterlo confermare, per congratularci o chiedere perdono. D’altro canto c’è chi dice sia questa l’immortalità di cui tanto si parla.
Dentro di noi c’è una cosa che non ha nome, e quella cosa è ciò che siamo. Probabilmente solo in un mondo di ciechi le cose saranno ciò che veramente sono. Eravamo già ciechi nel momento in cui lo siamo diventati, la paura ci ha accecato, la paura ci manterrà ciechi. »

J. Saramago, “Cecità”

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