« La partizione del mondo in cose e movimenti, in duraturo e passeggero, in oggetti e processi, non  costituisce il fondamento della formazione del linguaggio come un fatto dato, ma al contrario è il linguaggio stesso a condurre a questa partizione e a realizzarla. È proprio il linguaggio a introdurre la divisione, la grande krisis spirituale in cui si contrappone il costante al mutevole, l’essere al divenire. […] A noi sembra naturale e immediatamente evidente che, sulla base della nostra percezione ed intuizione, il mondo si suddivida in singole figure rigidamente delimitate, ognuna delle quali possiede il suo preciso limite spaziale, la sua determinata individualità. Se il mondo rappresenta per noi un tutto, questo tutto risulta composto di identità chiaramente identificate, che non si confondono tra loro, ma ognuna delle quali possiede la sua peculiarità, che spicca chiaramente di contro alla peculiarità dell’altra. Ma per l’intuizione mitica questi elementi individuali non sono dati, al contrario, è proprio l’intuizione a doverli originariamente ricavare, gradualmente, passo dopo passo dalla totalità. »

E. Cassirer, “Linguaggio e mito”

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