La Russia di Putin non si piega nemmeno dopo l’orrendo attentato che ha subito nei giorni scorsi e che è costato la vita a più di 130 civili. Un attentato orrendo, che naturalmente non può che essere condannato univocamente, a prescindere da quel che si pensi in concreto sulla Russia di Putin e sulle sue politiche. Il presidente Vladimir Putin ha fatto sapere che chi ha organizzato e prodotto questo vile attacco che è costato la vita a troppi civili pagherà fino in fondo. Che è poi un modo nemmeno troppo obliquo per dire che la Russia non si piega e non si fa intimidire nemmeno al cospetto di questi gesti infami, indegni dell’essere umano. Oltretutto, da quel che apprendiamo dalle fonti di informazione dell’occidente, la Russia di Putin non prende in considerazione la pista dell’isis, che da subito è stata accreditata come la più plausibile, anche in ragione del fatto che l’isis stesso sembra avere rivendicato questo vile attentato. Putin si è infatti detto convinto che le tracce di sangue dei civili russi conducano all’Ucraina di Zelensky: insomma, per Putin la pista è ucraina, non dell’isis. Allo stato dell’arte, ovviamente, non abbiamo argomenti a sostegno della tesi di Putin, né argomenti che possano smentirla. Dobbiamo limitarci a registrarla e a prenderla in considerazione, giacché attualmente non vi sono certezze ma solo ipotesi. Se comunque è vero che sempre bisogna porre la domanda cui prodest?, ebbene la pista dell’isis sembra davvero poco plausibile, soprattutto per una ragione: se l’isis, come da sempre ci dicono, ha per obbiettivo l’occidente, perché mai dovrebbe colpire proprio la Russia, che attualmente dell’Occidente è forse il principale nemico? O si deve riconoscere che l’isis è uno strumento dell’Occidente? Chi lo arma e chi lo finanzia? Se fossimo in un giallo, il movente sarebbe in effetti molto più facilmente rinvenibile nella pista ucraina: nessuno più dell’Ucraina effettivamente potrebbe avere interesse a colpire duramente la Russia in questo momento. Ciò però non deve essere inteso come un je accuse contro l’Ucraina, dacché – lo ripeto – al momento non vi sono prove che portino in quella direzione.
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