«Damasco, bombe Israele vicino ambasciata Iran. Teheran: “Risposta sarà dura”». Così leggiamo sui giornali. È accaduto che Israele ha lanciato bombe in Siria, dunque in uno Stato sovrano, di fatto colpendo l’ambasciata iraniana e causando la morte di un comandante dei pasdaran. Provate a immaginare se fosse stata, che so, la Cina a colpire un’ambasciata occidentale, magari americana, con le bombe in uno stato sovrano. Ci sarebbe stata giustamente un’ondata di indignazione e di condanna a reti unificate. Invece, dato che l’ha fatto Israele, per definizione assunto come il regno del bene, e lo ha fatto contro l’Iran, per definizione presentato come il regno del male, tutto va bene: nessuna indignazione, nessun moto di scontento, nessuna condanna unanime e ferma da parte dell’occidente. Non ci stupiremmo anzi se ci spiegassero pazientemente che in fondo l’Iran se l’è cercata con le sue politiche poco disponibili a piegarsi al nuovo ordine mondiale liberal-atlantista. Ormai lo sappiamo molto bene: le bombe non occidentali sono sempre terroristiche, quelle occidentali sono umanitarie e benefiche; i morti prodotti dall’occidente sono semplici danni collaterali di poco conto, sempre giustificabili in nome delle superiori ragioni della democrazia missilistica da asporto made in Usa. Magari adesso ci spiegheranno anche che in fondo le bombe sull’ambasciata iraniana sono parte integrante del diritto di Israele di difendersi, secondo la locuzione con cui l’ordine discorsivo dominante permette letteralmente tutto e di tutto all’imperialismo di Israele. L’ipocrisia dell’ordine del discorso occidentale non conosce limiti e, quel che desta più stupore, continua a essere oggetto di tenace fede da parte di moltissimi.
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