Riflettevo su quella espressione che Platone utilizza più volte, ad esempio nel “Cratilo” (384 b): χαλεπὰ τὰ καλά, “le cose belle sono difficili”. Si presta a due diverse letture. Per un verso, le cose belle sono intrinsecamente difficili da ottenere e richiedono sforzo: detto altrimenti, le cose belle sono in sé e per sé difficili, lo sono in quanto tali. Per un altro verso, sono belle quelle cose per ottenere le quali dobbiamo sforzarci e soffrire, cosicché è lo sforzo stesso compiuto per raggiungerle a renderle belle.

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