“La Repubblica” ha già scelto il “suo uomo” in Russia, ovvero Dmitrij Gudkov, casndidato alle elezioni circoscrizionali coadiuvato da «Vitalij Shkljarov, ex consulente della campagna elettorale di Barack Obama per un secondo mandato e di Bernie Sanders alle primarie».
Ora, è del tutto chiaro che la proposta politico-elettorale neoliberale di Gudkov, ennesima incarnazione, sebbene in sedicesimo e in versione 2.0, di Boris Eltsin, possa piacere alla new global middle class moscovita, tant’è vero che il movimento di Gudkov (Yabloko-Democratici Uniti) ha effettivamente vinto, a fronte di una partecipazione elettorale che si è attestata sul 15% degli aventi diritto, nei quartieri centrali della capitale russa (Tverskaya, Yakimanka, Khamovniky e Gagarinsky), ossia laddove risiedono e votano i ricchi. In provincia invece, ha stravinto Russia Unita (il partito di Putin). Ma a “la Repubblica” importa una meritata mazza il fatto che Russia Unita abbia preso, in termini complessivi, più voti di Yabloko e Gudkov. “la Repubblica” interpreta la Russia dalla prospettiva dei “quartieri-bene” della capitale, considera interlocutori dell’Occidente esclusivamente i russi che vogliono integrarsi nell’european way of life americanocentrico (ovvero modellato sui gusti della upper class newyorkese e californiana) e barbari tutti gli altri. “la Repubblica”, infine, sa perfettamente che gli elettori benestanti e giovanilistici del movimento di Gudkov, coesi a livello di insediamento territoriale nei quartieri ricchi e centrali di Mosca, centro nevralgico e decisionale del Paese, potranno recitare, in futuro, il ruolo di massa di manovra “colorata” per tentativi, più o meno eterodiretti, di destabilizzazione del governo russo in carica attraverso il passaggio della “velvet revolution” (golpe postmoderno). “la Repubblica” è tra i principali veicoli di promozione, presso l’opinione pubblica liberal occidentale, dell’opzione “rivoluzionario colorata” in Russia.
(PAOLO BORGOGNONE)
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