Per Hegel non si tratta di contrapporre – come fa l’anima bella – il dover essere a ciò che c’è, ma di aiutare il mondo esistente, cioè il nostro mondo, nel quale ci troviamo e che dobbiamo capire soprattutto comprendendo l’invisibile che preme sotto la sua epidermide e che vuole emergere. Anche così si spiega l’importanza che il lemma Unruhigkeit (“inquietudine”, “irrequietezza”) riveste nell’ontologia hegeliana, secondo quanto evidenziato sia da Hyppolite, sia da Kojève. La nottola di Minerva che si alza in volo quando la realtà si è già assestata coesiste, nell’immaginario filosofico dello Hegel, con la talpa che scava sotterraneamente e che lavora abissalmente per produrre nuove vie. È in questa stessa prospettiva che, come suggerito da Bloch, occorre interpretare l’equazione di identità tra reale e razionale: l’iper-realismo di Hegel scorge nella realtà come processo diveniente “la tabella di marcia dialettico-oggettiva, per connettervi le esigenze del cuore”, rendendole operative.
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