Xi Jinping, presidente cinese, si è in questi giorni rivolto a Vladimir Putin asserendo che Cina e Russia debbono stare unite per garantire pace e stabilità nel mondo. Proprio questo è il punto fondamentale. La Russia e la Cina, che sono sotto ogni profilo due potenze mondiali, devono continuare a cooperare per resistere congiuntamente all’imperialismo efferato di Washington; imperialismo che, come sappiamo bene, vorrebbe ridurre il mondo intero sotto il dominio della civiltà dell’hamburger, dichiarando senza riserve come stato canaglia chiunque non si pieghi a detto dominio. Proprio dall’unione del dragone cinese con l’orso russo può scaturire realmente un mondo multipolare, sottratto al monopolarismo statunitense così come si era venuto rapidamente definendo dopo la svolta epocale del 1989. La cosiddetta fine della storia teorizzata da Fukuyama, in fondo, non diceva altro se non l’apparente americanizzazione definitiva dell’intero pianeta. Innalzata, per l’appunto, con tono celebrativo, a fine capitalistica della storia. Tuttavia negli ultimi anni la storia si è rimessa in marcia, con buona pace di Fukuyama. Perché la storia, come scriveva Musil, non si muove cartesianamente come una palla da biliardo, ma semmai come le nuvole, che procedono secondo traiettorie spesso imprevedibili. La cordiale intesa tra Russia e Cina, come anche è stata definita, rappresenta la più importante novità sullo scenario globale degli ultimi anni e può anzi intendersi come la sola possibilità acciocché l’imperialismo della civiltà del dollaro venga contenuto e tenuto a freno. È l’accadimento che più di tutti ha rimesso in movimento la storia. Non ci stancheremo di sottolinearlo, in questa fase il presidente Xi Jinping sta figurando come il politico più saggio e più lungimirante sulla scena mondiale, resistendo all’imperialismo di Washington e cercando in ogni modo di propiziare la pace in un contesto in cui ormai sembra che la guerra sia l’unica possibilità.
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