L’islam è avversato dal tecnocapitale, in generale, alla stregua del cristianesimo, in quanto religione della trascendenza e, anzi, è correttamente identificato dagli aedi del nuovo ordine mondiale nichilista come la religione che – come sottolineato dallo stesso Ratzinger – ancora ha mantenuto più vivo il proprio rapporto con il sacro e con la trascendenza. E, insieme, è ipocritamente accolto e celebrato in Occidente, ove è storicamente radicata la religione cristiana, come ulteriore fenomeno in grado di indebolirla e di favorirne l’estinzione perseguita in modo non larvato dal tecnocapitale. I simboli e la fede dell’islam vengono, in tal guisa, utilizzati come strumenti per imporre quel finto multiculturalismo di cui già si diceva e che, in verità, si risolve sempre nel monoculturalismo radicale del mercato: ai cristiani in Europa si chiede ora di nascondere i propri simboli, in primis il crocifisso, in nome del multiculturalismo e del rispetto delle identità altrui. Per questa via, chiedendo a ogni religione di rimuovere i propri simboli per rispetto di quelli altrui, si produce, in ultimo, non già il dialogo tra le culture e le identità religiose, ma il loro annullamento, la loro evaporazione nello spazio vuoto e desimbolizzato della free trade zone del mercato globale. Spariscono il crocifisso e il velo islamico: restano soltanto le marche e i simboli della moda, le icone del mercato finanziario e della borsa. Anche da ciò si evince come la contrapposizione non sia, oggi, tra cristianesimo e islam, come la fabbrica della propaganda vorrebbe far credere, ma tra la religione della trascendenza, da una parte, e il nulla della civiltà tecnomorfa, dall’altra.
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