Ursula von der Leyen è stata confermata presidente della Commissione europea: ma la vera notizia, per quel che ci riguarda, è che Giorgia Meloni si astiene. Ancora una volta compie il gesto di Ponzio Pilato e se ne lava le mani. L’aveva già fatto allorché si trattava di riconoscere la Palestina come Stato, ricordate? E ora ripropone questo non nobilissimo gesto. Proprio ora che avrebbe potuto far valere la propria opposizione alle politiche della Ue, Giorgia Meloni abbassa il capo e si astiene. Non si era proclamata paladina dell’interesse nazionale, della patria e dell’opposizione alle politiche austeriche di Bruxelles? A parole, sì. Ma nei fatti, come prevedibile, con la sua astensione finisce per difendere quell’ordine che a parole diceva di voler contestare. E, con ciò, avvalora la nostra tesi: destra neoliberale e sinistra neoliberale sono il medesimo, figurando come le due ali dell’aquila turbocapitalistica. La loro finta opposizione serve soltanto a far valere l’alternanza che nega l’alternativa e garantisce la tenuta dell’ordine dominante fintamente pluralistico e fintamente democratico. Che vinca la destra bluette o che vinca la sinistra fucsia, vince comunque il banco neoliberale, come sempre. La politica diventa semplice continuazione dell’economia con altri mezzi. Secondo la nostra analisi, con le elezioni europee non si è invertita rotta ma semplicemente si è riconfermato il medesimo: il cameriere con la livrea fucsia è stato sostituito dal cameriere con la livrea bluette, non meno zelante nel servire l’interesse del padronato cosmopolitico, ossia della classe capitalistica transnazionale. Essa decide sovranamente e autocraticamente nel nome del proprio interesse, per poi far apparire democratico con le elezioni il proprio ordine autoritario e tutt’altro che democratico. L’avevamo detto e ora ne abbiamo la conferma: come anche ha sostenuto Giorgio Agamben, l’Unione Europea è una grande impostura, retta strutturalmente su un deficit di democrazia e su una struttura tecnocratica e repressiva. Le elezioni europee servono solo a far apparire democratico e pluralistico un ordine che intrinsecamente non lo è. Ursula von der Leyen deve sempre e comunque comandare, a prescindere dai risultati delle elezioni europee e a prescindere anche dagli scandali come quello legato a Pfizer, del quale curiosamente i giornali e i “professionisti dell’informazione” hanno smesso di parlare proprio in occasione delle elezioni.
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