Se si volesse assegnare la palma d’oro all’articolo più surreale e forse anche più demenziale del mese, credo che essa spetterebbe di diritto a un recente editoriale di Maurizio Molinari su “La Repubblica”, rotocalco turbomondialista e voce del padronato cosmopolitico. Questo è il titolo dell’articolo summenzionato: “Parigi 2024, ombre russe sui Giochi”. La tesi di fondo, a partire dal titolo, è quella secondo cui dietro le olimpiadi di Parigi vi sarebbe la longa manus del perfido zar rossobruno Vladimir Putin, assunto dall’occidente liberal-atlantista come nemico numero uno del momento. D’altro canto, per gli autodefiniti orwellianamente “professionisti dell’informazione” vi deve sempre essere l’intervento di Putin che, dall’ombra, agisce per colpire l’occidente libero e democratico, paradiso dei diritti e delle libertà con tanto di bombardamenti umanitari e di missili democratici. Gli stessi padroni del discorso che silenziano con l’etichetta di complottismo chiunque osi sollevare dubbi rispetto all’ordine discorsivo dominante sono poi i primi a “macchiarsi” di complottismo. Se le parole hanno ancora un senso, complottismo significa, grosso modo, ritenere che dietro ogni azione vi sia l’intervento occulto di qualche potere o di qualche soggetto. Ebbene, come classificare allora l’atteggiamento di chi sempre e comunque evoca l’intervento segreto di Putin, nelle olimpiadi di Parigi come nelle elezioni europee? Non è forse l’apice del più scadente complottismo? In 1984 Orwell evoca la categoria del bipensiero, e a nostro giudizio tale categoria permette di inquadrare perfettamente l’azione e il pensiero dei monopolisti della parola, che peraltro si sono già da tempo orwellianamente autoproclamati professionisti dell’informazione.
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