Recentemente Bergoglio, che molti si ostinano a considerare il Papa, ha candidamente dichiarato che “lo spirito santo fa casino”. Si tratta di una formulazione rivelativa della prospettiva teologica di Bergoglio e della neochiesa liquida e liberal-progressista. Certo, Bergoglio non è nuovo a espressione di questo tipo: ricordiamo quando, al cospetto dei seminaristi che gli donarono il whisky, disse che era meglio dell’acquasanta. E non abbiamo nemmeno dimenticato quando ebbe ad affermare che Gesù “non era uno pulito”. O quando, qualche giorno addietro, ha definito “suicidi” due giovani che si accingevano a sposarsi. Ora dichiara apertamente che lo spirito santo fa casino, usando un lessico degno del peggiore rave party. Uno dei punti saldi del magistero di Bergoglio deve essere ravvisato in quella dissacrazione del sacro che è a sua volta un punto fermo della globalizzazione liberalnichilista. Quest’ultima non solo non sa che farsene del Cristianesimo, ma lo combatte come un fastidioso impedimento per la mercificazione del reale e del simbolico. Il mondo sotto il segno della forma merce è un mondo di pura materia misurabile e utilizzabile, e rappresenta il culmine dell’oblio dell’essere di cui diceva Heidegger: l’essente nella sua totalità diventa fondo disponibile per la volontà di potenza della tecnica in vista del suo potenziamento. Nel mondo merciforme, si invera il ritornello di una canzonetta di qualche anno fa: I am a material girl in a material world. Se Ratzinger aveva eroicamente provato a resistere a questa tendenza, mettendo al centro fede e ragione, Bergoglio, per parte sua, asseconda in tutto e per tutto il processo di evaporazione del Cristianesimo. La sua religione woodstockiana del nulla non è altro se non la variante teologicamente corretta del pensiero unico politicamente corretto di completamento dei rapporti di forza della globalizzazione turbocapitalistica. Ed è così che oltretutto si spiega l’alto indice di gradimento di cui Bergoglio gode presso gli apparati dell’industria culturale e del clero intellettuale nichilista: gli stessi apparati che, ovviamente, detestavano Ratzinger e lo hanno sempre avversato. La teologia di Bergoglio è liquida e soprattutto liquida il cristianesimo: non solo, con una vera e propria chiusura alla trascendenza, Bergoglio non parla mai del sacro e dell’eterno, ma apertamente dissacra il sacro, non diversamente da quel che accade in quelle goffe pubblicità che mostrano San Pietro che serve il caffè in paradiso.

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Di admin