Non deve senz’altro passare sotto silenzio la notizia diffusa nei giorni scorsi e reperibile su tutti i principali siti di informazione nazionali e internazionali. La Cina di XI Jinping ha mobilitato aerei e navi da guerra intorno a Taiwan. Come si spiega questa scelta? Scelta che, oltretutto, desta notevoli preoccupazioni in Washington. Possiamo provare ad avanzare un’ipotesi, coerente con quanto abbiamo finora sostenuto: non vi sarebbe davvero di che stupirsi se, in un futuro nemmeno troppo remoto, la civiltà del dollaro utilizzasse Taiwan contro la Cina, proprio come ha utilizzato e sta utilizzando l’Ucraina del guitto Zelensky, attore Nato, prodotto in vitro di Washington se non di Hollywood, contro la Russia di Putin. Già da tempo, del resto, sono note le ambizioni dell’imperialismo a stelle e strisce in relazione a Taiwan: ci pare di poter dire con ragionevole certezza che Washington punta a impiegare Taiwan come testa d’ariete da utilizzare contro la Cina, magari anche soffiando sul fuoco di una possibile rivoluzione colorata o Velvet Revolution che dir si voglia. Non è certo un mistero il fatto che il vero nemico di Washington non è tanto la Russia di Putin, che lo è solo nel breve periodo e, come usa dire, nell’immediato: il nemico della civiltà dell’hamburger per il futuro sarà sempre più platealmente la Cina, colpevole agli occhi di Washington di essere una superpotenza mondiale e di avere una propria sovranità monetaria, politica, economica e geopolitica, tale da garantirle la possibilità di sottrarsi alle grinfie dell’imperialismo statunitense e, di più, di coordinare intorno a sé l’Internazionale degli Stati resistenti all’imperialismo del dollaro, cosa che in parte già sta avvenendo con i cosiddetti brics. Insomma, stiamo già celermente correndo verso una situazione di questo tipo? Possiamo interpretare secondo questa chiave ermeneutica ciò che sta accadendo in questi giorni intorno a Taiwan? Lo scopriremo presto, temo.
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