Più pugnace che mai, l’Ungheria di Viktor Orban non demorde sul surreale caso di Ilaria Salis: e adesso torna a chiedere la revoca dell’immunità parlamentare, in grazia della quale la sedicente barricadera italica se l’è svignata a gambe levate dall’Ungheria guadagnandosi un posto al Parlamento Europeo. Quando abbiamo sentito Ilaria Salis che intonava “bella ciao” contro l’Ungheria dai banchi del Parlamento Europeo non abbiamo potuto trattenerci dal desiderio di risponderle con un’altra nota canzone, opportunamente rivisitata: “o partigiano, portali via”. O anche con “bela ciao”, la necessaria rivisitazione per il gregge omologato della belante sinistra arcobaleno. Per parte sua, Orban ha definito senza troppe perifrasi edulcoranti la Salis una “picchiatrice”, facendo naturalmente riferimento alla vicenda che la vede sotto accusa in Ungheria. E adesso la rivoluzionaria arcobaleno e barricadera della ZTL, il cui motto è “tu casa es mi casa”, piagnucola e chiede protezione al Parlamento Europeo. Davvero una curiosa metamorfosi kafkiana della sinistra, già da tempo divenuta sinistrash, quella in virtù della quale essa si rivolge direttamente ai padroni e alle istituzioni del turbocapitalismo! Anziché combattere strenuamente quell’Unione Europea che rappresenta il dominio capitalistico al suo grado massimo nel vecchio continente, la Salis chiede protezione a detta istituzione. E rivela una volta di più, se ancora ve ne fosse bisogno, il reale posizionamento della sinistrash padronale nel diagramma dei rapporti di forza: sempre dalla parte del padronato cosmopolitico, sempre dalla parte del capitalismo egemonico. Come sempre, ormai da anni, la sinistrash fucsia si illude di essere la soluzione, quando in realtà è parte del problema non meno della destra.

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Di admin