“Bela ciao”: così andrebbe rivisitata la nota canzone in relazione all’odierno gregge arcobaleno della sinistra fucsia e dei militonti che ancora non hanno compreso la metamorfosi kafkiana della nobile e sacrosanta sinistra rossa di Gramsci nell’odierna sinistrash dell’arcobaleno (ormai indistinguibile dalla destrash) e della difesa a oltranza delle folli ragioni del turbocapitalismo e del padronato cosmopolitico.
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