Si sono svolte le elezioni in Georgia e il partito di governo, accusato dagli oppositori di essere filo-russo, ha vinto contro i partiti d’opposizione filo-Ue. Ursula von der Leyen, vestale del neoliberismo targato UE, aveva definito le elezioni georgiane “un momento decisivo per il futuro delle relazioni tra Ue e Georgia”. Ebbene, il sogno degli euroinomani e degli austerici delle brume di Bruxelles si è rapidamente infranto, alla luce dell’esito delle elezioni: la Georgia sceglie la Russia, non l’Unione Europea. A differenza di quel che è accaduto nei giorni scorsi in Moldavia, ove il referendum per l’ingresso nella UE ha dato esiti positivi, sia pure con una vittoria di Pirro, come usa dire, in Georgia il popolo si è espresso in maniera ostinata e contraria rispetto alla volontà dell’occidente, anzi dell’uccidente liberal-atlantista; uccidente che, come ormai sappiamo molto bene, aspira ad accerchiare la Russia per farla capitolare e per normalizzarla, annichilendo l’anomalia di Vladimir Putin, presidente detestato da Washington per la sua tenace resistenza al nuovo ordine mondiale a stelle e strisce. E però, a quanto pare, la Russia di Putin non smette di essere una magnetica forza di attrazione per tutti gli stati che ancora vogliono resistere a quella globalizzazione che altro non è se non una anglobalizzazione o, se preferite, una americanizzazione coatta dell’intero pianeta, ridotto a fondo del dominio statunitense. Subito in Georgia le opposizioni hanno gridato ai brogli elettorali e, naturalmente, l’ordine del discorso occidentale asseconda senza posa questa narrativa. È davvero un curioso concetto di democrazia quello per cui, quando vincono le forze filo-occidentali, le elezioni sono legittime, e quando a trionfare sono le forze filo-russe o comunque disallineate rispetto a Washington, allora devono esservi necessariamente stati i brogli. Insomma, secondo questa narrativa, vi sarebbe democrazia solo quando i popoli votano come piace all’uccidente: in tutti gli altri casi, vi sarebbero di necessità i brogli. È la stessa vicenda che, mutatis mutandis, abbiamo visto nelle settimane scorse in Venezuela, dove ha trionfato il partito di Maduro e la macchina della propaganda uccidentale si è subito mobilitata per delegittimare le elezioni con l’infamante accusa dei brogli. Insomma, l’uccidente si rivela sempre più una grandiosa macchina della propaganda, oltre che del dominio imperialistico.
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