Nei giorni scorsi, il generale Russo Kirillov è stato ucciso in un barbaro attentato, che ricorda per molti versi quello egualmente barbaro che causò la morte della figlia del filosofo Aleksander Dugin. Allo stato dell’arte, non si sa chi realmente sia il responsabile e se vi siano possibili ingerenze occidentali, anzi uccidentali. Sappiamo però che il “Times” ha affermato candidamente che si tratta di un obiettivo legittimo, dacché è in atto una guerra contro la Russia. Russia che, per parte sua, non ha tardato a far sapere che, a questo punto, se diventa legittimo come obiettivo il militare Kirillov con attentati terroristici, allora lo sono egualmente i funzionari della Nato. Intanto non deve passare inosservato il fatto che è stata spalancata l’ennesima finestra di Overton: l’occidente, anzi l’uccidente liberal-atlantista, ha di fatto sdoganato il terrorismo umanitario – l’ossimoro è naturalmente voluto, in stile orwelliano -, lasciando intendere che il terrorismo può essere positivo se utilizzato contro obiettivi militari russi. Non mi stanco di rilevare ad nauseam che di finestre di Overton ne sono state spalancate parecchie in questi mesi. Hanno indotto la popolazione occidentale ad accettare il fatto che possono esservi nazisti buoni come quelli del battaglione Azov in Ucraina. Hanno manipolato l’immaginario collettivo, lasciando intendere che se le elezioni, come in Romania, vedono il trionfo di forze sgradite a Washington, allora si possono serenamente annullare e rifare da capo. Ancora, hanno lasciato intendere che colpi di Stato gestiti da terroristi dell’Isis, come è accaduto in Siria, sono legittimi e anzi democratici, se funzionali alle ragioni di Washington. E adesso, dulcis in fundo, gli zelanti pedagoghi del nuovo ordine mondiale liberal-atlantista ci spiegano con solerzia che esiste anche un terrorismo umanitario, se praticato contro i russi. Come sempre, non stupisce tanto il racconto propagandistico dell’Occidente, ma che larga parte della popolazione ancora gli presti ascolto con ebete euforia. Come usa dire, la colpa non è solo di quelli che inscenano il lugubre spettacolo: è anche di quelli che applaudono.
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