I menestrelli del pensiero unico giornalisticamente e geopoliticamente corretto ci avevano garantito che i terroristi che hanno preso il potere in Siria sarebbero stati democratici e umanitari: che anzi avrebbero dato una svolta alla Siria. Perché per la narrazione ufficiale il cattivo di turno era Assad, laddove i terroristi dell’isis figuravano come i “buoni” degni di elogio da parte dell’Occidente, anzi dell’uccidente liberal-atlantista. Come spesso accade, però, i fatti hanno la testa dura e si incaricano di confutare le narrazioni ideologiche più strampalate. “Siria, miliziani bruciano un albero di Natale. Esplodono le proteste dei cristiani a Damasco”: così leggiamo in questi giorni sui giornali nazionali italiani. Insomma, piuttosto discutibile come incipit di democrazia. I miliziani del nuovo “terrorismo democratico”, come piace definirlo all’uccidente, hanno esordito dando fuoco agli alberi di Natale e dunque rivelando una vera e propria idiosincrasia fanatica verso la festa cristiana. Non male come inizio, vero? La narrazione dell’Occidente resterà invariata ancora a lungo? L’abbiamo detto e lo diciamo anche ora: la Siria dopo Assad rischia di fare la stessa fine della Libia dopo Gheddafi e dell’Iraq dopo Saddam. Del resto, per l’occidente l’aspetto più importante era il seguente: liberare la Siria da Assad, neutralizzando cioè la capacità della Siria di figurare come uno stato disallineato alla globalizzazione del dollaro e, di più, vicino alla Russia e alla Cina. I terroristi in questo caso hanno fatto perfettamente il gioco dell’occidente, e anzi vi sarebbe seriamente da domandarsi per conto di chi realmente agiscano.
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