Georges Soros, nel 1992, sferrò un attacco speculativo contro la lira italiana e contro la sterlina britannica, grazie al quale guadagnò in una notte una quantità immane di danaro. In particolare, Soros prese in prestito dieci miliardi di sterline britanniche e le convertì in marchi tedeschi. Attese che la sterlina si svalutasse sui mercati del 15%: e, a quel punto, rivendette i marchi sul mercato e ottenne in cambio quasi dodici miliardi di sterline. Poté, così, restituire i dieci miliardi ottenuti in prestito con i relativi interessi e trattenere per sé il resto, con un guadagno pari a 2 miliardi di sterline: senza aver prodotto beni e servizi, ma semplicemente speculando ed estraendo valore in forma rapinosa. Quello di Soros può assumersi come un esempio da manuale di quella speculazione finanziaria che, in sintesi, si risolve nel puntare e nell’ottenere profitto “scommettendo” sulle diversità di prezzo nel tempo e nello spazio di strumenti finanziari, merci e valute senza portare alcun valore aggiunto. Acciocché sia egemonica la speculazione sull’economia e sulla società, sono condizioni imprescindibili il monopolio della moneta e la completa libertà dei capitali, vale a dire le già ricordate pratiche della privatizzazione della moneta e della deregolamentazione finanziaria. Ed è in vista di questo risultato che il capitalismo finanziario si è sviluppato precipuamente dopo la fine degli accordi Bretton Woods e con i processi di successiva deregolamentazione finanziaria.
(Visualizzazioni 1 > oggi 1)