Libri di Diego Fusaro
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Le recenti dichiarazioni rilasciate sul proprio social personale, Truth, dal presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump, il codino biondo che fa impazzire il mondo, non lasciano adito ad alcun dubbio: il guitto Zelensky, attore Nato, prodotto in vitro di Washington se non di Hollywood, è finito. La potenza che lo ha creato è la stessa che ora lo annienta: intendo dire, naturalmente, gli Stati Uniti d’America, che hanno ad arte impiegato il guitto di Kiev come marionetta eterodiretta per realizzare i propri progetti di aggressione alla Russia di Putin, colpevole di non genuflettersi al nuovo ordine mondiale a stelle e strisce sotto le insegne della NATO e dell’Occidente, anzi dell’uccidente liberal-atlantista. Fintantoché era utile alla causa, il guitto di Kiev veniva celebrato e osannato come un eroe, come il paladino dei sacri e sempiterni valori dell’occidente. Ora che non serve più, viene abbandonato e, di più, schernito e deriso, trattato fino in fondo alla stregua dei burattini di Mangiafuoco, che, come è noto, quando non servono più vengono gettati alle fiamme impietosamente. In una lunga e articolata riflessione svolta sul proprio social personale, il codino biondo che fa impazzire il mondo ha spiegato che il guitto di Kiev è soltanto un comico mediocre, privo di qualità politiche, e peraltro non sostenuto dal suo popolo: per questo, secondo Trump, l’Ucraina dovrebbe tornare al voto e liberarsi autonomamente dell’attore più pagato di tutti i tempi. Come se non bastasse, il codino biondo che fa impazzire il mondo si è avventurato a sostenere che la responsabilità di questa guerra è dello stesso guitto di Kiev: tesi, in questo caso, non condivisibile, se si considera che la guerra è stata voluta e propiziata precisamente dalla civiltà dell’hamburger, la quale fin dagli anni Novanta, venuta meno ingloriosamente l’Unione Sovietica, aspirava a rioccuparne gli spazi e, infine, a fare scacco matto alla Russia; cosa che probabilmente sarebbe anche riuscita a fare se solo non fosse giunto nel 1999 Vladimir Putin, con il cui governo la traiettoria della Russia è decisamente mutata ed essa ha preso a rivendicare le ragioni della propria sovranità e della propria indipendenza geopolitica, economica, culturale. Sia quel che sia, certo è che il guitto di Kiev si trova ora a fine corsa, abbandonato da tutti e destinato a fare l’ingloriosa fine dei burattini di Mangiafuoco descritti da Collodi. In un post gravido di livore affidato a Facebook, il giornalista Enrico Mentana, voce tra le più allineate all’ordine mondiale liberal-progressista, ha rabbiosamente etichettato come ” maramaldi di cartone” tutti coloro i quali attualmente supportino le ragioni di Trump, di Putin e della fine dell’oscena guerra d’Ucraina, sostenendo oltretutto che in tal guisa essi continuano a difendere le ragioni dell’invasore e non dell’invaso. Forse sarebbe utile, in questo caso, menzionare anche la terza categoria, quella dell’invasato. In ogni caso, un piccolo ripasso di storia – tra un tg e l’altro – potrebbe giovare a Enrico Mentana, anzitutto per apprendere che l’invasore risponde al nome di Washington, e ha provato ad accerchiare senza tregua la Russia fin dagli anni Novanta.