Libri di Diego Fusaro
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In questi giorni bui come non mai per l’Unione Europea, la signora von der Leyen, vestale del neoliberismo di Bruxelles, ha annunciato candidamente che entro marzo verranno inviati altri 3,5 miliardi di euro di sostegno all’Ucraina. E l’euroinomane Kallas ha serenamente domandato se gli europei siano pronti a inviare le proprie truppe a Kiev, per portare sostegno all’Ucraina ormai abbandonata da tutti. L’aveva proposto tempo addietro Macron, prodotto in vitro dei Rothschild, e adesso il progetto sciagurato sembra sempre più destinato a concretizzarsi. Non intendo ragionare ulteriormente sulla bancarotta dell’Unione Europea, che sta ora dolorosamente prendendo consapevolezza della propria irrilevanza e della propria integrale subalternità a Washington, che peraltro da sempre la tratta come una colonia priva di dignità. Desidero invece richiamare l’attenzione sul mutamento di paradigma che sta prendendo forma in queste settimane: le sinistre padronali e neoliberali, che sembrano ormai avere del tutto scavalcato le destre stesse nella difesa dell’ordine dominante, si stanno strappando le vesti in tutta Europa perché insoddisfatte della ormai imminente fine della guerra, sancita dall’accordo tra Vladimir Putin, presidente della federazione Russa, e Donald Trump, il codino biondo che fa impazzire il mondo. Anziché giubilare per la fine dei supplizi inflitti al popolo ucraino, le sinistre arcobaleno, forse ancora più delle destre neoliberali, vogliono che la guerra continui. E hanno già apertamente ammesso che continueranno a votare per il sostegno a oltranza a Kiev. Il mutamento di paradigma a cui facevo riferimento si lascia così cristallizzare: nel 1999, per la prima volta i partiti europei della sinistra comunista ormai ridefinita come avamposto di diffusione del verbo capitalistico scesero in piazza per supportare la guerra imperialistica della NATO contro la Serbia. Se realmente il comunismo era morto nel 1989, simbolicamente moriva nel 1999, con la sinistra schierata apertamente dalla parte dell’imperialismo della NATO, come peraltro avrebbe seguitato a fare anche negli anni seguenti. Ora, nel 2025, ci troviamo in una situazione ancor più radicale e ancor più grottesca: le sinistre continuano a sostenere le ragioni dell’imperialismo della NATO, quand’anche esse siano provvisoriamente accantonate da Washington. Figurano come più realiste del re nel propugnare le ragioni irragionevoli dell’imperialismo dell’Occidente, anzi dell’uccidente liberal-atlantista. L’abbiamo già sottolineato: Trump ha deciso di porre fine alla guerra non per una sua intrinseca bontà e per un suo innato amore per la pace, ma semplicemente per il fatto che ha ragionevolmente compreso che la guerra contro la Russia non può portare ad alcun risultato concreto e dunque conviene farla cessare il prima possibile, capitalizzando la decisione e facendo la bella figura di chi vuole la pace (e in realtà fa di necessità virtù). Le sinistre europee invece, alla stregua delle destre, vogliono la continuazione del conflitto: per la prima volta in forma radicale la sinistra diventa il partito della guerra e dell’imperialismo. Non si limita a supportarlo, come era ancora nel 1999, ma apertamente lo promuove e si fa vettore delle sue istanze. Non possiamo allora non citare i versi imperituri di Shakespeare: più delle erbacce puzzano i gigli marciti.