Nei giorni scorsi, alla prima della Scala di Milano è accaduto un fatto vergognoso, che tuttavia, come prevedibile, non ha destato un’ondata di indignazione che in quel caso sarebbe stata più che legittima: il pubblico ha accolto con un ignobile “buu” la soprano russa che si è esibita sul palco. La colpa di questa donna di cultura sarebbe dunque quella di essere russa. Ben poco vi è davvero da dire sul livello di propaganda e sul lavaggio del cervello a cui sono stati sottoposti in questi anni i nostri connazionali: a tal punto che adesso si accaniscono contro una donna di cultura giudicata colpevole di essere russa. Poco di che stupirsi, invero, se si considera che lo stesso Dostoevskij era stato bandito da qualche università italiana tempo addietro. Come sempre accade, la prima vittima della guerra è la ragione, sconfitta impietosamente sul campo di battaglia. Con esiti tragici e osceni come quelli a cui abbiamo assistito alla prima della Scala di Milano. E allora vorremmo domandare pacatamente: dov’è finita la famosa commissione per combattere l’odio e l’istigazione alla violenza presieduta, se non ricordiamo male, da Liliana Segre? A meno che noi non siamo duri d’orecchio, ci pare di non aver sentito un solo motto di condanna dell’accaduto, né tantomeno di un qualche provvedimento preso contro questa vergogna infinita. L’accaduto non rientra forse nella categoria di odio razziale e di istigazione alla violenza? Non starà mica passando il concetto abominevole che esiste anche un “razzismo buono”, se indirizzato ai “nemici” dell’Occidente, anzi dell’uccidente liberal-atlantista? Non ce ne stupiremmo poi molto, considerato il fatto che abbiamo scoperto dolorosamente in questi anni che per l’occidente esistono anche “neonazisti buoni”, come quelli del battaglione Azov in Ucraina, e ultimamente anche “terroristi democratici” in Siria. Davvero, la propaganda non ha limiti. E la distruzione della ragione appare ogni giorno più lampante.

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Di admin