La libertà del mercato non genera benessere collettivo, come credeva Smith con un atteggiamento in bilico tra commovente ottimismo e santificazione ideologica. Produce, invece, miseria e sofferenza per le masse e una ricchezza concentrata per i dominanti: l’invisible hand di smithiana memoria si rovescia dialetticamente in un concretissimo pugno assestato dai gruppi dominanti contro i risparmiatori, i lavoratori e i ceti medi.
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