Non poteva mancare, in effetti. Dopo attacchi direttissimi da “Il Foglio” e da “Il Giornale” (ad avviso dei quali  addirittura sarei il segreto ideologo e della “Lega” e del “Cinque Stelle”), non poteva che arrivare il turno de “La Repubblica”, il giornale che da anni fa da guida per il transito della sinistra dal comunismo come lotta contro il capitale al “sinistrismo” come adattamento senza riserve al capitale, come postmodernizzazione ebete delle coscienze e come ridefinizione del militante di sinistra in paradigma perfetto dell’homo globalis post-identitario. L’articolo di per sé fa comunque sorridere. Non v’è traccia di argomentazioni filosofiche. Solo livore dell’autore, che scompostamente vomita sentenze e si unisce al nutrito gruppo degli squadristi che hanno tacitamente deciso di manganellare virtualmente chi non accetta di belare con loro nel gregge omologato. Ho ricevuto nove attacchi personali in cinque giorni. Non male come media. Ripeto ancora, con Don Chisciotte: “ci abbaiano, Sancho; segno che stiamo cavalcando”. Avanti tutta! Con buona pace, ovviamente, di pennivendoli, ammiragli del mondialismo, servi volontari, squadristi da tastiera e pedagoghi dell’omologazione forzata. Non se ne accorgono, ma col loro modo di fare livoroso e scomposto contribuiscono a dare visibilità alle nostre tesi e, quindi, inconsciamente lavorano per l’egemonia che presto o tardi potrà rovesciare la loro.











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Di admin