Fu Costanzo Preve a “svegliarmi dal sonno dogmatico”: e a farmi capire che destra e sinistra sono oggi le due ali dell’aquila del capitale. Non si tratta di rifondare la sinistra o la destra, ma di andare al di là di esse, come Nietzsche si avventurò al di là del bene e del male. Il capitale le ha fagocitate ed è esso stesso sia di destra sia di sinistra (di destra in economia, di centro in politica, di sinistra nella cultura). Occorre vincere l’agorafobia intellettuale e provare a elaborare nuove categorie, nuove sintesi, nuove mappe. Non ci sono, oggi, destra e sinistra: v’è il partito unico del capitale, che ha le due ali di destra e sinistra. E nasconde il proprio totalitarismo fintamente permissivo (la “tolleranza repressiva”, direbbe Marcuse) con questa recita dell’alternanza di Meloni e Letta, D’Alema e Fini, ecc. Alternanza senza alternativa, sia chiaro. Competizione elettorale in cui ha già da sempre vinto il capitale: monopartitismo competitivo, dunque. Provvisoriamente, non trovando categorie migliori, parlo un po’ grettamente – e me ne scuso – di basso contro alto (se preferite, Lavoro contro Capitale, Servo contro Signore, ecc.). L’alto è rappresentato da destra e sinistra e dalla loro oscena alternanza senza alernativa. Noi dobbiamo rappresentare il basso: il popolo, i lavoratori, i ceti medi, gli indesiderati, gli esclusi. Chi, magari con le migliori intenzioni ma con pittoresca confusione e commovente dilettantismo, ripropone in basso l’antitesi tra destra e sinistra, con stelle rosse, fasci littori e idiozie cospirazioniste (“l’eterno fascismo che si infiltra”), si rivela, forse senza saperlo, organico al potere neoliberale. E alla frammentazione perpetua che esso opera del basso, dividendolo – oltre che tra omo et etero, vegani e carnivori – anche tra destra e sinistra, antifascisti e anticomunisti. Su questo, non debbono esservi dubbi. La pulizia dello sguardo deve essere propedeutica alla ripoliticizzazione della realtà secondo una nuova geografia della politica, sottratta all’inganno di destra e sinistra: destra e sinistra – direbbe Preve – erano valide nel quadro del capitalismo borghese e proletario, quando essere di sinistra significava essere contro il capitale. Ma poiché nel capitalismo odierno post-borghese e post-proletario (turbocapitalismo) la new left fucsia neoliberale, proprio come la destra bluette neoliberale, è funzione espressiva del capitale (e anzi la gara elettorale sta nel rappresentare meglio gli interessi del capitale e delle agenzie di rating, della UE e della NATO), occorre rilevalo pacatamente: la dicotomia di destra e sinistra è obsoleta. E viene mantenuta artificialmente in vita dal potere per impedire nuove sintesi, realmente in grado di minacciare la riproduzione allargata del potere stesso. Avventurarsi al di là di destra e sinistra è il primo gesto da compiere per poter elaborare una politica realmente in grado di mutare le cose e i rapporti di forza egemonici.

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Di admin