Il fondatore di Telegram, Pavel Durov, è stato arrestato ieri in aeroporto in Francia. La magistratura francese lo ha accusato di essere complice delle attività illegali consentite da Telegram, il noto sistema di messaggistica privo di moderazione e, pare, colpevole di non collaborare con le forze dell’ordine nelle indagini. Va segnalato che Durov aveva abbandonato la Russia nel 2014, dopo essersi rifiutato di consegnare a un’agenzia di intelligence russa i dati ucraini di un altro social network da lui gestito, VK. Una vicenda piuttosto oscura, a dire il vero, avvolta da un alone di mistero. Siamo sicuri che il motivo dell’arresto sia quello ufficializzato? O forse vi è dell’altro? Una cosa è certa al di là di ogni ragionevole dubbio: l’occidente, anzi l’uccidente liberal-atlantista, dovrebbe smetterla immediatamente di ripetere pavlovianamente che in Russia e in Cina arrestano i dissidenti, laddove nel regno della libertà occidentale sono difese a oltranza le libertà. Sempre più l’occidente turbocapitalistico presenta le fattezze di una gabbia d’acciaio con le sbarre arcobaleno: non solo il mondo occidentale sotto la cupola capitalistica va riducendo drasticamente i diritti sociali e del lavoro, ma sempre più appare incapace di garantire i diritti e le libertà personali, come peraltro limpidamente è emerso anche nei tre anni dell’emergenza epidemica. La fable convennue del mondo occidentale che tutela i diritti e le libertà, contro le perfide dittature rosse sparse per il mondo, non tiene più in alcun modo: l’ordine scaturito dal 1989 si proclamava il solo in grado di difendere i diritti e le libertà e invece sempre più appare simile a un inferno distopico in cui le libertà e i diritti vengono soppressi. La luna di miele tra capitalismo e libertà personali appare terminata già da un pezzo.
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