Libri di Diego Fusaro

Pierre Bourdieu ebbe a dire che oggi gli intellettuali sono la parte dominata della classe dominante: fanno parte della classe dominante, poiché hanno un capitale culturale, ma sono dominati, perché, per poterlo offrire ai dominanti, devono modulare detto capitale culturale a beneficio dei rapporti di forza dominanti. Questa definizione mi pare si possa puntualmente applicare all’ultimo surreale monologo catodico, puntualmente senza contraddittorio, tenuto in Rai da Roberto Benigni, aedo del pensiero unico politicamente e bellicamente corretto. Il quale Roberto Benigni – in una trasmissione detta “il sogno”, che meglio andrebbe letta come “l’incubo” – si è abbandonato a tutta una serie di affermazioni del tutto prive di riscontro nella realtà e buone solo a fare da puntello ideologico ai rapporti di forza dominanti. Roberto Benigni ha dichiarato con enfasi che l’Unione Europea rappresenta il più grande laboratorio democratico degli ultimi cinquemila anni: Roberto Benigni, evidentemente, non sa che l’Unione Europea rappresenta invece la più grande decostruzione degli spazi democratici d’Europa mai realizzata, considerato il fatto che l’Unione Europea non è altro se non la riorganizzazione capitalistica e verticistica del vecchio continente dopo la svolta epocale del 1989. Come se non bastasse, il comico ormai votato alla difesa ideologica dell’ordine dominante ha asserito che l’euro figura oggi come uno scudo che ci protegge dagli shock economici: anche questa tesi appare decisamente ideologica e non neutra, se si considera che l’euro figura oggi come un metodo di governo più che come una moneta; un metodo di governo che serve alla plutocrazia neoliberale per conservare e rinsaldare la propria dominazione sui popoli, sui lavoratori e sui ceti medi. Benigni celebra l’euro e l’Unione Europea, ossia il progetto di dominazione capitalistica nel vecchio continente: la più grande aggressione al mondo del lavoro e dei diritti sociali che mai sia stata compiuta nella storia umana. Se ad esempio Benigni avesse letto il trattato di Lisbona del 2007, si sarebbe accorto che la parola piena occupazione non compare praticamente mai, e invece il lemma competitività compare pressoché in ogni pagina. Forse che la competitività è il sale della democrazia? Non pago di queste affermazioni totalmente allineate all’ordine mentale dominante di completamento dei rapporti di forza egemonici, il comico toscano ha precisato che dobbiamo essere orgogliosi di essere europei e che egli si sente un estremista europeista: il sofisma è il solito, quello per cui si confonde l’Europa con l’Unione Europea, dimenticando il fatto che chi realmente ami la cultura europea, da Platone a Goethe, da Aristotele a Cervantes, non può oggi che essere nemico di una Unione Europea che, oltre a massacrare i lavoratori e i ceti medi, sta distruggendo l’intero patrimonio culturale della nostra civiltà, innalzando il nulla della cancel culture a proprio orizzonte. Insomma, le parole di Roberto Benigni paiono massimamente allineate all’ordine dominante, quello che chiama pace la guerra e democrazia l’autocrazia del capitale e delle sue classi di riferimento.