In questi giorni, si discute e peraltro contoni decisamente accesi intorno alla scelta del ministro Valditara di introdurre lo studio della Bibbia e del latino nelle scuole medie italiane. Benché siamo del tutto contrari a questo governo penosamente allineato al verbo neoliberale e imperialista, non possiamo non riconoscere che, in questo caso, la scelta proposta risulta massimamente condivisibile. La Bibbia e il latino sono il fondamento della nostra cultura ed è dunque cosa saggia e giusta fare in modo che gli studenti si formino studiando sia l’una sia l’altro. Per quel che mi riguarda, se devo dirla tutta, introdurrei oltre al latino anche il greco e li renderei entrambi non facoltativi ma obbligatori, aggiungendo anche lo studio della filosofia, come peraltro aveva già a suo tempo progettato il mai abbastanza encomiato filosofo Giovanni Gentile. Il coro starnazzante degli oppositori sostiene che lo studio della Bibbia implica una torsione confessionale e un abbandono dei principi della laicità: una tesi sciocca e infondata, se si considera che studiare la Bibbia non significa convertirsi, ma appropriarsi delle basi della nostra civiltà, senza le quali non si può capire nulla di Dante o del Rinascimento. Analogamente, per quel che riguarda lo studio del latino, esso è indispensabile per formare le menti delle nuove generazioni oltre che per porle in contatto con il senso profondo della nostra civiltà. Il coro starnazzante e ragliante degli oppositori di questa giusta scelta scolastica cosa vorrebbero che si studiasse in luogo del latino e della Bibbia? I testi di Roberto Saviano e di Michela Murgia, forse? Qual è il loro programma educativo? Cancel culture e arcobaleno? Globalizzazione accelerata e nichilismo postmoderno? Viviamo ormai da decenni in una fase di distruzione capitalistica della scuola, ridotta ad azienda e sempre più votata all’inglese, all’informatica e all’impresa (le tre sciagurate “i” introdotte dall’imprenditore votato alla politica Silvio Berlusconi). Cambiare senso di marcia mi pare doveroso e la proposta di cui stiamo discutendo mi sembra un piccolo segnale in questa direzione da parte di un governo che comunque, anche su questo tema, è stato soggetto a penosi scivolosi, come quello legato all’introduzione del demenziale liceo del made in Italy. Noi abbiamo bisogno soltanto di potenziare il liceo classico e le radici della nostra cultura. Per dirla con il Verdi, torniamo agli antichi: sarà un progresso.
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